La Cina accelera sulla legge anti-secessione e i giovani di Hong Kong tornano in piazza. Almeno 120 manifestanti trattenuti dalla polizia.
Hong Kong non diventerà un altro Xinjiang o un altro Tibet. Parola dei giovani che affrontano la polizia per protestare contro la legge sulla sicurezza nazionale nell'ex colonia britannica che Pechino promette di approvare al più presto.
Migliaia di manifestanti con la mascherina protettiva sul volto si sono radunati a partire dalla tarda mattinata per dare il via alle più grandi proteste dall'inizio del 2020.
Almeno 120 giovani sono stati arrestati. Molti con l'accusa di assembramento illegale. La riforma chiesta da Pechino permetterebbe al governo cinese di "prevenire, fermare e punire" ogni possibile atto di secessione, vietare "attività di forze esterne o straniere", e stabilire agenzie di sicurezza sul territorio.
La Repubblica popolare ribadisce che Hong Kong è una questione interna e che non saranno ammesse interferenze. Le manifestazioni - avverte l'attivista pro-democratico Joshua Wong - sono "il preludio a proteste su più larga scala" che si terranno fino all'approvazione della Legge sulla sicurezza nazionale.