Coronavirus: lavarsi le mani è fondamentale ma più di mezzo mondo non può

Virus Outbreak South Africa
Virus Outbreak South Africa Diritti d'autore Themba Hadebe/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved.
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Di Marta Rodriguez Martinez Agenzie:  AP
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Stando ai dati della Banca Mondiale più della metà della popolazione mondiale non ha accesso a strutture dove lavarsi le mani con acqua e sapone

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Lavarsi le mani di frequente con acqua e sapone è il primo consiglio igienico per prevenire la diffusione del coronavirus. Ma cosa succede se non si può fare a casa?

Stando ai dati della Banca Mondiale, che con l'avanzata della pandemia di Covid-19 ha dedicato al tema un post sul suo blog, questa è la realtà nella maggior parte delle famiglie di 42 paesi, più della metà della popolazione mondiale.

In particolare nell'Africa subsahariana, dove la maggior parte di queste famiglie sono concentrate e dove non ci sono strutture per lavarsi le mani. Secondo i dati del 2017, in Liberia solo l'1,2% della popolazione ha accesso a lavandini o simili per l'igiene personale, mentre in Lesotho la percentuale è di poco superiore (2,1). Seguono la Repubblica Democratica del Congo, il Ruanda e il Ciad, tutti paesi dove la percentuale è inferiore al 6%.

Al di fuori dell'Africa due Paesi dell'America Latina, Haiti e Bolivia, hanno meno del 30% della popolazione che ha accesso a queste strutture nelle loro case. Nella lista ci sono anche alcuni paesi asiatici come il Nepal e Timor Est. Qui la classifica completa.

La progressione del coronavirus in Africa: lenta ma progressiva

Il virus è stato relativamente lento a raggiungere l'Africa, ma ora si è diffuso in almeno 43 dei 54 Paesi del continente, con più di 1.100 casi confermati. In risposta molti paesi africani stanno imponendo restrizioni.

Il Mozambico ha confermato il suo primo caso domenica, annullando tutti i visti per il Paese, chiudendo le scuole e vietando gli incontri di più di 50 persone.

Il Kenya ha annunciato nuove restrizioni dopo aver confermato otto nuovi casi, portando il totale a 15. Ha chiuso tutti i bar e i ristoranti e ha sospeso tutti i servizi nelle chiese e nelle moschee, dicendo che i centri di culto non avevano attuato procedure per avere un sufficiente distanziamento sociale.

Il Paese ha inoltre sospeso tutti i voli passeggeri internazionali a partire da mercoledì e ha chiuso i posti di frontiera con il vicino Uganda, ad eccezione delle merci.

In Burkina Faso l'ambasciatore statunitense Andrew Young ha annunciato domenica sul suo account personale di Twitter che è risultato positivo al virus ed è in quarantena.

Il Paese ha 75 casi e 4 morti, uno dei più alti numeri di decessi nell'Africa subsahariana.

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