Roma, Milano, Jesi, Ancona, Brescia: tra tendopoli per il pre-triage, strutture temporanee e ospedali da campo, la sanità italiana entra in guerra con l'epidemia
L'ultimo è stato aperto al gemelli di Roma: : si chiama Covid 2 Hospital e presto arriverà a contenere 40 posti di terapia intensiva e altri 70 di pneumologia. Prima ancora c'era stato il vecchio ospedale militare requisito a Baggio, periferia di Milano o i due ospedali da campo appena ultimati a Jesi e Ancona.
L'epidemia da Coronavirus sta riempiendo l'Italia di strutture emergenziali: allestite in tempo record, queste succursali finiscono per ridare ossigeno al sistema sanitario, oltre che ai pazienti. Per questo, dagli Spedali civili di Brescia, costretti a creare nuovi posti a ciclo continua in questa emergenza senza fine, parte l'appello a affinché i colleghi stranieri seguano tempestivamente l'esempio italiano,.
"Il segreto - spiega il prof. Sergio Cattaneo, Direttore di Anestesiologia e terapia intensiva - è stato agire tempestivamente, per evitare, di rincorrere l'epidemia giorno dopo giorno. E questo è un messaggio che deve arrivare forte ai paesi esteri: bisogna giocare d'anticipo, il che significa creare strutture in grado di fornire una terapia intensiva. Quel che stiamo facendo qui e che ci sta salvando è chiudere le sale operatorie, ridurre gli interventi chirurgici recuperando i materiali per indirizzare le risorse verso la terapia intensiva".
Proprio a Brescia per il momento è stata accantonata l'idea di creare una struttura di terapia intensiva in zona Fiera, come invece sta accandendo a Milano.
Ma non c'è solo l'italia a trovarsi costretta ad ampliare in continuazione la sua capacità ospedaliera: anche in Iran, l'esercito jha ultimato una struttura d'emergenza nella città di Qom, epicentro di uno dei peggiori focolai a livello globale