Be Spectative: la cultura che abbatte le barriere

Nella foto: Luca Ricci (Kilowatt) con Kristof Jonckheere (BUDA, Kortrijk)
Nella foto: Luca Ricci (Kilowatt) con Kristof Jonckheere (BUDA, Kortrijk) Diritti d'autore euronews
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Di Diego Malcangi
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Presentazione e bilanci a Bruxelles per Be Spectactive, un progetto europeo fatto di integrazione tra operatori culturali di diversi Paesi ma anche di interazione con il pubblico e tra spettatori europei

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Due giorni per parlare di un progetto estremamente articolato, che dal 2014 ad oggi si è sviluppato fino a coinvolgere 19 realtà culturali in 15 paesi, su una base di cooperazione multi-livello in Europa ed oltre.

Dalle residenze alle co-produzioni fino al pubblico che sceglie gli spettacoli da produrre, Be Spectative è un progetto articolato sul quale l'Europa ha puntato e punta molto.

A Kortrijk, o Courtrai, abbiamo incontrato Giuliana Ciancio, curatrice del progetto insieme a Luca Ricci.

"Mettere insieme tante persone e tante prospettive culturali e politiche molto diverse, nelle pratiche artistiche, incide non poco. E quindi la necessità di avere più tempo, che è fondamentale, e che di questi tempi non è facile ottenere, soprattutto in processi di cooperazione dove la valutazione si basa su analisi prettamente quantitative, e noi abbiamo cercato di imporre, insomma, raccontare il processo qualitativo che noi stavamo attivando. E quindi questo è il primo tema, e il secondo è quello di riuscire a creare un circuito virtuoso tra la sfera online e la sfera off line del progetto, quindi collegandosi alle comunità ma anche creando una sfera sovranazionale".

Un caso particolare è quello della Serbia, che si ritrova di fatto a sfruttare la cooperazione culturale per anticipare l'integrazione del Paese nell'Unione europea. E non è facile:

"Anche la nostra posizione culturale è molto specifica", argomenta Bojan Milosavljevic, di Novi Sad, sul Danubio. Qui lo vedete insieme alla slovacca Anna Simoncicova.

"Non c'è grande consenso sull'Unione europea - prosegue il serbo - perché siamo ortodossi, c'è una chiesa ortodossa molto forte, è legata alla storia russa, e siamo una società molto divisa per quello che riguarda la comprensione della cultura e delle pratiche culturali". "Sì, ci sono delle resistenze, ma nello stesso tempo c'è anche dell'apertura. Purtroppo le pratiche di cooperazione internazionale e di scambio culturale non sono molto sviluppate da noi, e quindi questa cooperazione ci aiuta molto a contestualizzarci in una panorama più ampio, a vedere e comparare le nostre pratiche culturali con quelle degli altri Paesi europei".

La cultura come avanguardia quindi, pioniere di un'integrazio ne che in campo politico è ancora più complessa. E se anche nell'Europa occidentale Bruxelles è sempre più oggetto di critiche e di polemiche, è proprio in ambito culturale che si vede la miglior sussidiarietà e si può davvero giocare la carta dell'integrazione. Con un bilancio però minuscolo se comparato agli altri settori d'impiego. Un miliardo e mezzo, da suddividere tra migliaia di iniziative. La Commissione ha proposto di salire a due miliardi. Difficile, in una fase di pressione sul bilancio dell'Unione. Walter Zampieri, a capo di Creative Europe, ha comunque progetti ambiziosi:

"Vogliamo anche proporre delle nuove azioni. Un'azione nuova per esempio potrebbe essere la mobilità: non possiamo chiamarla una specie di Erasmus per gli artisti perché non avremo mai le dimensioni del progetto Erasmus, però un'azione specifica di mobilità la vogliamo fare. Vorremmo fare anche delle azioni specifiche per il settore: perché fino a questo momento stiamo sostenendo un po' tutti, invece vorremmo cominciare adesso ad avere le risorse per potersi concentrare in aggiunta anche ad altri settori, per esempio la musica. Abbiamo un programma specifico per il film, ma non abbiamo nulla di specifico per la musica".

Se il budget non aumentasse, ci ha confermato, la linea d'azione resterebbe quella attuale. Come vengono attribuiti i fondi? Quali parametri? Il punto fondamentale, ci ha spiegato, è proprio il partenariato internazionale: perché la cultura è principalmente competenza nazionale se non locale, e l'Europa interviene laddove i progetti si abbracciano oltre le frontiere. 

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Nota bene: Be Spectative è un progetto europeo nato in Italia, a San Sepolcro. E il partner locale, motore dell'iniziativa europea, è Kilowatt. Ne parleremo prossimamente.

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