Gli anticorpi del comunismo cinese espellono il Wall Street Journal

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Di Paolo Alberto Valenti
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Mentre trapela il cauto ottimismo della OMS sulla contenibile diffusione del coronavirus il Governo cinese non gradisce i commenti del WSJ ed espelle tre corrispondenti del quotidiano economico statunitense

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L'Organizzazione Mondiale della Sanità trasmette lieve ottimsimo sul contrastro al coronavirus ma non se ne parla di abbassare la guardia. Dopo il solo decesso di un anziano cinese in un ospedale parigino gli altri 45 casi di coronavirus presenti sul territorio europeo non destano preoccupazione e i reduci dalla Cina, che erano stati messi in quarantena, in Francia, Germania, Italia, Belgio... stanno tornando a  casa.

Anche la UE riduce la previsione dei rischi di contagio

Anche gli esperti dell'UE come Josep Jansa, che guida la sezione dell'intelligence epidemiologica continentale (ECDC), afferma che i rischi di un'ulteriore diffusione del coronavirus nel nostro continente sono bassisimi così come i rischi di una eventuale diffusione del morbo.

Al bando il WSJ a Pechino

Qualche scintilla scocca invece in materia di informazione fra oriente e occidente. Dopo aver letto il titolo del Wall Street Journal che ha sentenziato: "La Cina è il vero malato dell'Asia" il governo di Pechino ha espulso i giornalisti della testata statunitense che avrebbero criticato ingiustamente la gestione della crisi e bolla come razzisti.  La misura riguarda il vice responsabile Josh Chin e Chao Deng (entrambi cittadini Usa) e Philip Wen (australiano). Tutti devono lasciare il Paese in 5 giorni.  Era dai tempi di Mao che non venivano prese misure del genere.

Il morbo da tregua?

Intanto in Cina sono più i guariti che i nuovi contagiati. Quindi l'epidemia del coronavirus si sarebbe stabilizzata. È la prima volta dall'inizio della crisi sanitaria che questo avviene. La situazione resta comunque grave a Wuhan, dove ci sono 50mila casi confermati e le morti hanno ben superato le 2.000 persone in tutto il paese.

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