Con 2 gradi in più metà dei terreni mondiali usati per la viticoltura sarebbero inutilizzabili
Il cambiamento climatico impatta sulla vita di tutti i giorni. E anche sul vino che beviamo. Secondo un recente studio franco-americano in caso di riscaldamento di 2 gradi più della metà delle regioni vinicole del mondo spariranno. I ricercatori dell'istituto nazionale francese dell'agricoltura (INRAE) hanno sviluppato un modello per calcolare le diverse fasi di sviluppo di 11 dei vitigni più comuni al mondo, che hanno poi incrociato con i dati di proiezione dei cambiamenti climatici.
A risentirne soprattutto i paesi già caldi, come Italia e Spagna, che perderebbero il 65 percento del loro territorio. Mentre Nuova Zeleanda e Stati Uniti guadagnerebbero terreni coltivabili. E paesi come Francia e Germania vedrebbero uno spostamento dei vigneti.
Così la produzione del Pinot nero e dello Chardonnay, sensibili al caldo, potrebbe spostarsi a nord.
"È importante sapere che da alcuni anni sono state messe in atto strategie e procedure per consentire ai viticoltori di esplorare la possibilità di integrare nuovi vitigni nelle loro denominazioni originali - dice Iñaki Garcia de Cortazar Atauri, ricercatore INRAE - Già, in questi nuovi vigneti, sono iniziati i lavori per esplorare il potenziale di una serie di varietà per scoprire se possono eventualmente essere integrate nelle specifiche delle denominazioni di origine".
Insomma ci potrebbe essere una rivoluzione economica e del gusto. Con sfide complesse anche dal punto di vista legale, dato che l'Unione europea ha un rigido sistema di denominazione.