La vita ad Auschwitz, oggi

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Auschwitz: il difficile equilibrio tra la memoria del passato e la voglia di vivere

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È la linea di discrimine: come conservare la memoria dell'orrore e - allo stesso tempo - vivere, fare impresa, dare ad Auschwitz un futuro. In questa cittadina della Polonia il campo di sterminio è un non luogo dove la distopia è divenuta realtà, ma anche un'attrazione turistica visitata da milioni di persone provenienti da tutto il mondo.

Pawel Sawicki del museo di Auschwitz-Birkenau racconta la vita ad Auschwitz, oggi: "L'anno scorso ha aperto un Hotel Hilton. Auschwitz è una città e la gente ci vive. Ci sono negozi, un mercato e proprio dietro l'angolo si può prendere un ottimo gelato. C'è una pista di pattinaggio con una squadra di hockey e una nuova piscina. La vita continua".

Ana Odi ha dedicato la sua, di vita, alla memoria: è archivista ad Auschwitz. Suo padre era un sopravvissuto del campo ed è tornato. Lei è nata qui: "Mio padre ha voluto proteggere questo sito, per conservarne la memoria per le generazioni future. Così è voluto tornare. In quel momento è stato possibile ottenere un appartamento gratuito, qui, per lui e mia madre. E si sono stabiliti nel campo".

Nel 1979 il sito è stato dichiarato patrimonio dell'umanità dall'UNESCO: un luogo segnato dal passato, una Fenice che fatica a riprendere il volo e si spopola perché, nonostante gli oltre 2 milioni di visitatori all'anno, convivere con il ricordo di una follia è difficile.

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