Francia, non aveva dichiarato altri 13 incarichi: si dimette Delevoye, il commissario alle pensioni

Francia, non aveva dichiarato altri 13 incarichi: si dimette Delevoye, il commissario alle pensioni
Diritti d'autore Jean-Paul Delevoye Joel Saget/AFP
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Di Lillo Montalto MonellaAFP
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Nel fine settimana, Delevoye ha aggiornato il pallottoliere delle omesse dichiarazioni portando il conteggio finale degli incarichi a 13 (di cui 11 non remunerati), ben 10 in più rispetto alla versione iniziale

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Si è dimesso per conflitto d'interesse l'Alto Commissario francese alla riforma pensionistica, Jean-Paul Delevoye, nominato da Macron nel 2017. Non aveva detto di avere altri 13 incarichi, remunerati o meno: questa "colpevole leggerezza", da lui stesso ammessa, gli è costata il posto.

Le sue dimissioni arrivano alla vigilia di una nuova manifestazione nazionale, in programma per martedì, mentre i negoziati tra esecutivo e sindacati procedono con il freno a mano tirato.

L'Eliseo ha precisato che Delevoye ha lasciato per sua iniziativa e verrà al più presto sostituito. Le dimissioni sono state accettate "con rammarico".

La pressione sull'ormai ex Monsieur retraites èmontata progressivamente dopo la sua stessa ammissione di non aver reso noto l'incarico come direttore (volontario) in un istituto di formazione assicurativa, l'Ifpass.

Nel fine settimana, Delevoye ha aggiornato il pallottoliere delle omesse dichiarazioni portando il conteggio finale degli incarichi a 13 (di cui 11 non remunerati), ben 10 in più rispetto alla versione iniziale.

L'articolo 23 della costituzione francese impone ai dipendenti del governo di non avere altre attività remunerate.

Il 72enne svolgeva, allo stesso tempo, funzione di commissario alla riforma delle pensioni e presidente di Parallaxe, un think tank nel settore dell'educazione, con uno stipendio di oltre 5mila euro al mese. Un cumulo di cariche dichiarato ma non autorizzato.

Delevoye si è impegnato a rimborsare all'erario oltre 123mila euro, ovvero l'ammontare delle somme guadagnate dopo essere stato nominato da Macron nel settembre 2017.

Per l'Eliseo, "l'Alto Commissario ha ritenuto preferibile dimettersi per poter rispondere alle critiche di cui è oggetto. Accogliamo con favore il suo senso di responsabilità in un momento importante del processo di riforma. Jean-Paul Delevoye ha fatto queste omissioni in buona fede, sarà in grado di spiegarsi. Avrà i mezzi per difendersi quando lascerà l'incarico", ha reso noto l'entourage di Emmanuel Macron, che ha elogiato il suo "lavoro sostanziale al servizio di una riforma storica".

Jean-Luc Melanchon, leader della sinistra francese all'opposizione, ha gioito per la notizia, aggiungendo di sperare che ora la stessa sorte tocchi anche al suo progetto di riforma.

Richieste di dimissioni erano volate da destra e da sinistra, sia dal secretario del partito comunista francese, Fabien Roussel, sia dal vice-presidente del Rassemblement National, Jordan Bardella. Il segretario generale della CFDT, Laurent Berger, si è detto "stupito" dalle rivelazioni che "hanno danneggiato in parte la credibilità" di Delevoye, anche se le trattative con lui - ha aggiunto - "sono state leali". Berger ha definito l'accumulo dei compensi dell'ex controparte al tavolo negoziale un fatto "scioccante".

I sindacati e le associazioni di categorie sono furiose per il mantenimento di un' "età dell'equilibrio" nell'ambito di un progetto di riforma che punta a unificare i 42 diversi regimi pensionistici in un unico sistema universale a punti.

Secondo il progetto di legge, fissando un punto di equilibrio a 64 anni per il 2027, i lavoratori potranno continuare ad andare in pensione anche a 62 anni, ma al costo di una penalità sull'assegno totale. Coloro che sceglieranno di gettare la spugna dopo tale età potranno invece beneficiare di un bonus.

L'obiettivo è quello di incoraggiare l'estensione dei contributi per mantenere l'equilibrio finanziario del sistema. Ancora non è chiaro, intanto, se a Natale i treni circoleranno o meno: governo e sindacati si incolpano l'un l'altro per la responsabilità di un'eventuale paralisi del paese durante le vacanze.

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