Protesta a Minsk contro la definitiva integrazione di Bielorussia e Russia

Si è accesa la protesta nel cuore di Minsk contro la definitiva resa al vicino russo. I difensori dell'autonomia (quasi inesistente) del paese nei confronti di Mosca non sono però riusciti nel tempo a fare sentire veramente la loro voce e questo nonostante una lunga tradizione di opposizione all'inossidabile persidente Alexander Lukashenko (ininterrotamente al potere dal 1994) che resta un solidissimo alleato del Cremlino.
Qualche centinaio di persone in una immensa piazza di epoca sovietica
Centinaia di persone si sono radunate sabato in piazza d'Ottobre sventolando la vecchia bandiera rossa e bianca della Bielorussia. Alcuni chiedono le dimissioni del presidente. Le forze dell'ordine hanno mandato dei messaggi alla piazza col megafono ordinando di tornare a casa.
Per i manifestanti il paese ha praticamente abdicato nei confronti della Russia e c'è chi ammette di avere il cuore spezzato perchè vede che l'identità del popolo bielorusso quasi non esiste più davanti al dilagare di tutto ciò che è russo.
Proteste non autorizzate
L'opposizione bielorussa ha condotto una serie di proteste non autorizzate nella capitale contro il processo d’integrazione formando anche delle “catene umane” per esprimere il dissenso contro i colloqui odierni fra il presidente Aleksandr Lukashenko e l’omologo russo, Vladimir Putin che si tengono a Sochi. La polizia sta monitorando l'evento anche se per ora on si registrano scontri rilevanti.
Le questioni economiche sul tappeto a Sochi
I due presidenti stanno discutendo accordi economici intesi ad avvicinare ulteriormente i due ex vicini e alleati sovietici questo mentre si avvicina il 20mo anniversario del Trattato sulla creazione di uno Stato dell'Unione di Russia e Bielorussia, firmato l'8 dicembre 1999. Lukashenko, che ha governato la Bielorussia con un pugno di ferro per oltre un quarto di secolo, fa affidamento su energia e prestiti russi a basso costo per mantenere un'economia in stile sovietico.