Parlamento europeo, il Presidente:"Nazionalismo e sovranismo virus dell'Europa"

Parlamento europeo, il Presidente:"Nazionalismo e sovranismo virus dell'Europa"
Di euronews
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In carica dallo scorso luglio, David Sassoli ha un passato importante come volto noto della tv di Stato

Presidente del Parlamento europeo dal luglio scorso, David Sassoli ha una lunga carriera come giornalista televisivo.

Volto familiare per il pubblico italiano, ha deciso di passare alla politica europea nel 2009 tra le fila dei Socialdemocratici: durante il suo mandato come Eurodeputato, si è occupato di questioni rilevanti come l’immigrazione.

L'intervista

Ci troviamo in un momento molto delicato - dice la giornalista ELENA CAVALLONE - in cui la Commissione europea si è trovata a dover ritardare l'inizio del suo mandato, a causa della bocciatura da parte del Parlamento europeo di alcuni commissari designati: un braccio di ferro inedito tra le due istituzioni...

"Diciamo che il Parlamento ha preso sul serio il suo compito - afferma SASSOLI - sono stati esaminati tanti sono stati promossi: tre sono stati bocciati, adesso sono stati sostituiti.

Abbiamo perso in realtà un mese, per adesso, non è poi tanto: certo, bisogna riuscire ad iniziare la legislatura e mettere il nostro organo esecutivo, la Commissione europea, nella condizione di poter lavorare, credo di poter dire con un po' di ottimismo che potranno iniziare il loro mandato l'1 dicembre".

_Ma questa situazione ha generato al momento uno stallo: le attività istituzionali sono in standby e tutto questo è percepito dai cittadini europei come una situazione di confusione, dovuta forse a giochi di potere.

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"Perché? Se il Parlamento fa il Parlamento non si tratta di un gioco di palazzo, è un atto di trasparenza e di democrazia, è avvenuto tutto alla luce del sole: l'esame dei conflitti di interesse e le audizioni in Commissione sono avvenute in pubblico.

Quando le istituzioni si caricano di responsabilità, credo che facciano anche l'interesse dei cittadini".

I sovranisti in Europa

_La distanza fra le istituzioni europee e i cittadini è un punto di cui si nutrono gli euroscettici, vediamo in particolare l'avanzata dell'estrema Destra e dei Populisti in molti Paesi, da ultimo le elezioni spagnole hanno visto il Partito sovranista Vox raddoppiare i seggi: cosa è successo? Perché aumenta aumentano queste forze?

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"Non aumentano a tal punto da poter governare le istituzioni europee, anche durante la campagna elettorale per le elezioni europee dicevano che avrebbero distrutto l’Europa e che era bene che ogni Paese vivesse per proprio conto: in realtà, i cittadini non hanno detto questo, hanno avuto alcune affermazioni in alcuni Paesi però complessivamente l’idea che l'Europa sia ancora la casa comune è molto forte".

_Il Parlamento europeo però ha deciso di adottare un cordone sanitario attorno a quegli Eurodeputati sovranisti di identità democrazia: isolare una parte del Parlamento, che è comunque espressione del voto dei cittadini, è una misura ragionevole, secondo lei?

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"Non è un atto di sopruso, è la democrazia, nei Parlamenti funziona così: chi è in maggioranza e chi è in minoranza e i Partiti europeisti hanno deciso che i sovranisti e i nazionalisti devono essere tenuti a bada, perché il nazionalismo e il sovranismo sono un virus per un’Europa che dev'essere forte e unita".

_A proposito di nazionalismo, vediamo che a Dresda è stata dichiarata l'emergenza nazismo, invece in Italia la senatrice Liliana Segre, sopravvissuta all’Olocausto, adesso gira sotto scorta a causa delle minacce ricevute: è segno che i valori europei sono in crisi?

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"No, noi stiamo rispondendo a tutto questo con i nostri valori: se non avessimo i valori europei, probabilmente chi minaccia la senatrice Segre avrebbe ragione, magari si sentirebbe più forte, sono isolati perché noi ci facciamo forti dei nostri valori".

A proposito di Brexit

_Un aspetto concreto della confusione, ma anche del sentimento euroscettico di cui stavamo parlando prima, è la Brexit: il Presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, recentemente ha dichiarato ad Euronews che i britannici sono sempre stati degli europei part-time, lei come li definirebbe?

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"Questo è vero, per noi naturalmente è un dolore e una ferita, pensavamo di non arrivare a questo punto, però certamente la decisione del popolo e dei cittadini e delle istituzioni britanniche va rispettata: meglio un'uscita con accordo che un'uscita "disordinata", lo abbiamo detto anche a Johnson, un’uscita ordinata fa bene a tutti".

Il Premier britannico Boris Johnson - chiede ancora la giornalista di Euronews - ha affermato però che l'atteggiamento dell'Unione europea ha in parte contribuito a creare lo scetticismo, e quindi a determinare la Brexit.

"Pensavano, dopo referendum, di dividere l’Europa e invece non l'hanno divisa - puntualizza Sassoli - come i sovranisti in continente, anche i sostenitori della Brexit pensavano di picconare l’Unione europea e di dividerla.

In realtà nell’Unione si discute di tutto, si fa polemica su tutto ma sulla Brexit c’è stata l’unanimità sempre, perché stiamo parlando della protezione di uno spazio che vale per tutti e che dev'essere accogliente e può consentire a tutti di difendere la propria e i propri valori e le proprie libertà”.

Nassiriya. Il ricordo. Il dolore. L'impegno per la pace, che non si ferma.

Publiée par David Sassoli sur Mardi 12 novembre 2019

_Quindi da parte dell'Unione europea non sono stati compiuti degli errori?

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"Non capisco quali sarebbero, se non procedere con grande forza per la protezione dei cittadini dell'Unione e dei cittadini britannici, perché noi ci siamo fatti carico anche dei cittadini britannici, che in maggioranza hanno deciso di lasciarci".

Il Trump-pensiero

_Il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha affermato recentemente che altri Paesi come l'Italia starebbero molto meglio senza l'Unione europea: lei considera queste affermazioni delle ingerenze?

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“Io pensavo che l’atteggiamento dell’amministrazione americana nei confronti dell’Europa fosse un po’ cambiato, evidentemente ci sbagliavamo: forse la campagna elettorale che comincia negli Stati Uniti mette in mostra questo temperamento un po’ forte, credo che i cittadini europei abbiano scelto e sono convinti che dentro l’Unione si stia meglio e ci si possa proteggere anche molto meglio che da soli.

Non c'è nessuna questione su cui i Paesi europei possano pensare di risolvere qualche problema da soli: dall’agricoltura, all’industria, alla sicurezza e energia, quali sono i problemi che un Paese europeo può risolvere da solo senza l'Unione europea?".

_L'immigrazione è proprio uno di questi…

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"L’immigrazione, la politica estera, la politica di difesa: facciamo l'elenco di tutte le questioni che abbiamo".

Il problema-immigrazione

_Abbiamo visto però che l'immigrazione è stata un banco di prova per l’unità europea: alcuni Stati membri non hanno voluto accettare i richiedenti asilo, altri hanno intrapreso misure autonome: come commenta la stretta sull'immigrazione, per esempio, del Governo francese?

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"Io penso bisogna riuscire ad avere consenso, la politica purtroppo non è solo l'arte di immaginare le soluzioni ma anche la capacità di trovare consenso per ottenere dei risultati: naturalmente, sull'immigrazione dobbiamo fare ancora molti passi in avanti, la mia convinzione è che questo debba essere sempre di più un problema dell'Europa e non dei singoli Stati".

La Presidente eletta della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, che lei ha incontrato in varie occasioni, ha promesso un nuovo patto sull'immigrazione: viste le divisioni interne e le comprovate violazioni dei diritti umani in Libia, l’opzione di istituire degli hotspot europei in Libia è un'opzione sul tavolo?

"E’ possibile farlo adesso? In un paese guerra? Abbiamo detto una cosa: la riforma dell’accordo tra Italia e Libia deve essere fatto sotto la supervisione delle Nazioni Unite, anzi quei campi devono essere gestiti dalle Nazioni Unite, questo sarebbe un grande passo in avanti.

Per quanto riguarda l'Europa, abbiamo visto con piacere che alcuni Paesi, anche sull'onda della nuova fiducia conquistata dal Governo italiano, hanno cominciato a dialogare a Malta, in seguito altri Paesi si sono aggiunti e credo che quello sia un buono spirito per mettere in pratica tutto ciò e non renderlo solo su base volontaria, abbiamo bisogno di una politica europea per l’immigrazione".

Secondo lei c'è una vera volontà politica?

"Credo sia nell’interesse di tutti, dobbiamo naturalmente mettere tutti nella condizione di rendersene conto, i temi della solidarietà sono molteplici, non sono solo quelli che riguardano gli immigrati ma anche, per esempio, quelli che riguardano la difesa.

Non se ne parla mai, ma in Finlandia ci sono 1.200 km di frontiera: un Paese come la Finlandia, che ha meno di sei milioni di abitanti, ha un esercito di 150 mila persone per proteggere una frontiera così grande che vale anche per la nostra sicurezza".

Europa e Turchia

_Parlando di difesa, è in corso l’offensiva della Turchia sulla Siria del Nord, ed a proposito di questa situazione il Presidente francese, Macron, ha detto che la NATO, di cui la Turchia fa parte, si trova in Stato di morte cerebrale: ha ragione?

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"È dal 1953 che si discute di difesa comune europea e non si riescono a fare molti passi in avanti, mi piacerebbe che i Governi si impegnassero a colmare questa lacuna ed a fare in modo che davvero nasca una difesa comune, in grado anche di intervenire in forme di deterrenza e con missioni di pace sotto l'egida dell'Unione Europea.

In questo momento, naturalmente è anche un po’ rischioso mettere in discussione quello che abbiamo, auspicando quello che non abbiamo, penso che in questo momento sia necessaria l'Alleanza atlantica e la NATO".

_A fronte della condanna da parte dell'Unione europea di questa offensiva, il presidente turco Erdogan ha minacciato l'Europa di aprire le frontiere e di inondarla di migranti: l'Europa è ostaggio di Erdogan?

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"No, naturalmente la Turchia è una porta verso l'Europa per il Medioriente, lì stanno succedendo tante cose in molti Paesi: pensiamo al Libano, dove ci sono un milione e mezzo di rifugiati su tre milioni di abitanti, penso che per quanto riguarda il finanziamento dei campi profughi alla frontiera con la Siria l'Europa abbia fatto la sua parte.

Quelli non sono soldi dati ad Erdogan, come la propaganda nazionalista vuole far credere, sono soldi dati alle organizzazioni che si occupano di quei campi, quei soldi stanno finendo e Erdogan dice: 'Io non ce li metto, se l'Europa ce li mette quei campi continueranno a proteggere le persone', io credo che l'Europa debba fare il proprio dovere nei confronti di persone che sono scappate dalla guerra e che vogliono tornare a casa loro".

Quindi concretamente l'Unione europea come potrà fare pressioni sulla Turchia?

"Lo possiamo fare in mille modi: puntando sulle sanzioni economiche, che credo interessino anche a Erdogan".

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Per quanto riguarda laTurchia, sembra però che non tutti gli Stati membri seguano la stessa linea: la settimana scorsa, il Primo Ministro ungherese Orban ha ricevuto in pompa magna il Presidente turco, l’Ungheria è un fattore destabilizzante per la coesione europea?_

"L'Ungheria è un Paese su cui c'è un po’ di osservazione, l'Unione Europea ha tanti difetti, però ci tiene al suo modello democratico e allo Stato di diritto, è anche capace di supervisionare quello che succede nella vita interna dei Paesi.

Lo abbiamo visto in Ungheria, in Polonia, e l’abbiamo vista pronunciarsi spesso anche su altre forme di deviazione: credo che questo sia molto importante ed è un diritto dell'Unione europea".

I muri

Parlando di Paesi post-sovietici, siamo nel pieno delle celebrazioni del trentesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino:lei era lì in quei giorni, una foto la ritrae intento a contribuire al suo smantellamento..

Il crollo del Muro di Berlino, la marcia inarrestabile dei popoli d'Europa verso la libertà. Era il 9 novembre di 30 anni fa. Bello esserci stato.

Publiée par David Sassoli sur Samedi 9 novembre 2019

"Eravamo molto giovani e c'era una grande festa, con il crollo del muro nasce l'Europa contemporanea, quella che oggi dobbiamo amministrare, che ci consente di vivere: siamo migliori di prima, non siamo peggiori, come vorrebbero farci credere i nazionalisti.

Abbiamo riconciliato uno spazio geografico con i nostri valori politici, con la democrazia e la libertà: naturalmente, abbiamo sempre bisogno di prestare attenzione a questi processi, ma non penso che nessuno possa dire che si stava meglio prima, tantomeno quei giovani che all'epoca festeggiavano perché crollava una barriera che, in maniera ignobile, divideva una città ed era il simbolo della divisione dell'Europa".

Da quella caduta, l'Europa ha subito un processo di espansione caratterizzato dall'entusiasmo, ma adesso sussistono delle fratture tra Est e Ovest, tra Nord e Sud: come potrà andare avanti l’Europa in questo modo?

"Non dobbiamo avere paura della politica, l'Europa è un campo, con le sue regole e i suoi interessi".

_
Quindi queste fratture non inficiano il funzionamento dell’Europa?_

"Sono normali, perché negli Stati Uniti non discutono? Si discute nei nostri Paesi e si discuterà nell'Unione europea, la politica è temperamento e ambizione, sono valori e anche interessi, è naturale: l’importante è che tutto questo sia alla luce del sole, questa è la forza del sistema democratico".

_Ci sono state delle frizioni tra gli Stati membri per quanto riguarda i negoziati di adesione di Macedonia nel Nord Albania, per il momento l'Unione europea ha chiuso le porte: questo significa che l'Unione europea si sta ripiegando su se stessa?

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"La grandissima maggioranza dei Governi - 25 per la precisione - e tutte le istituzioni europee - Parlamento europeo, Commissione e Consiglio - hanno detto sì ad iniziare il processo di adesione, ci sono stati tre Paesi che hanno detto di no: credo che abbiano sbagliato, l'ho detto anche al Presidente Macron quando sono andato a trovarlo.

Mi auguro che si possa rimediare in fretta a questo incidente: come facciamo a dire di no a chi vuole stare con noi? Non credo sia saggio fare una scelta di questo genere".

Tutti vicini a Venezia sotto la frusta del vento, con l'acqua che sfiora la paurosa soglia dei 190 centimetri, il centro...

Publiée par David Sassoli sur Mardi 12 novembre 2019

_Lei crede che questa decisione sia stata presa per assecondare una parte dell'opinione pubblica che crede sia prima necessario rafforzare l’Unione a 27?

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"Credo che le questioni interne pesino sempre troppo nelle questioni europee, bisognerebbe invitare le classi dirigenti nazionali a tenere un po’ a bada gli umori nazionali, sul piano europeo pesano un po’ troppo".

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Pensa che l'Unione europea abbia perso credibilità, non con questi Paesi ma con chiunque chiede di entrare nell’UE?_

"No - risponde convinto il Presidente - perché sono stato a Skopje, ho incontrato i giovani delle Università, ho parlato con tutti i gruppi parlamentari, ho tenuto anche un discorso al Parlamento della Macedonia del Nord e ho capito che loro sanno che noi li vogliamo.

La maggioranza delle istituzioni e dei Governi vogliono che loro comincino il loro percorso di adesione e si augurano che naturalmente questo avvenga nei prossimi mesi".

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Abbiamo parlato della vicinanza delle istituzioni europee ai cittadini europei: prima che lei diventasse Presidente del Parlamento europeo, aveva espresso il desiderio che nelle notti fredde il Parlamento europeo aprisse le sue porte ai numerosi senzatetto che si trovano in strada,a Bruxelles fa già freddo, ci sono ancora molti senzatetto e lei ora è il Presidente del Parlamento europeo, questa misura sarà attuabile?

_

"Noi vogliamo fare due cose: una la stiamo già facendo ed è il consumo di tutto quello che avanza nei punti di ristoro del Parlamento, ora dobbiamo trovare il modo di aprire alcuni locali del Parlamento, naturalmente dobbiamo farlo anche con un po' di sicurezza, stiamo guardando alle modalità per riuscire ad essere utili alla povera gente di Bruxelles che nei prossimi mesi si troverà in gravi difficoltà".

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