Elezioni spagnole, in Catalogna la maggioranza vota per partiti non indipendentisti

Nonostante i disordini seguiti alla sentenza della Corte suprema contro i leader secessionisti, la polarizzazione della questione catalana non ha premiato i partiti indipendentisti della regione autonoma. Anzi: se guardiamo ai voti totali, le formazioni che vorrebbero un distacco di Barcellona da Madrid hanno ottenuto meno consensi rispetto a quelle "unioniste". Contrariamente a quanto ha affermato a caldo Puigdemont.
I partiti indipendentisti catalani hanno infatti portato a casa 23 dei 48 seggi che la regione vanta al Congresso, contro i 25 totali delle varie formazioni - da destra a sinistra -che l'indipendenza non la vogliono.
In milioni di voti, fanno 2.1 milioni di preferenze per le formazioni anti-secessione contro 1.6 milioni di preferenze per le formazioni pro-secessione.
Ciononostante, in termini assoluti, i voti per l'indipendentismo sono cresciuti di oltre centomila unità e Erc-Sobiranistes (quello di Junqueras, per intenderci) è il primo partito.
Il miglior risultato di sempre dell'indipendentismo al Congresso di Madrid include anche le buone performance dei due partiti baschi, Partito Nazionalista Basco PNV e Euskal Herria Bildu.
Come ha sottolineato il presidente della Generalitat, Quim Torra, "non si può governare la Spagna senza ascoltare la Catalogna". I 23 scranni che portano in dote Cup, JxCat-Junts e ERC potrebbero risultare decisivi durante le trattative di coalizione.
Gli indipendentisti radicali e anticapitalisti della Cup, presentatisi per la prima volta ad una consultazione nazionale, entrano per la prima volta al parlamento di Madrid. Per la prima volta, Vox - partito di estrema destra fortemente nazionalista, che vorrebbe revocare l'autonomia della Catalogna - porta in Congresso due deputati eletti proprio nel fortino indipendentista, raddoppiando il risultato di aprile.