Il presidente turco ha detto che le milizie curde non hanno ancora completato il loro ritiro dall'area, contraddicendo la versione del Cremlino
Venerdì cominceranno i pattugliamenti congiunti di Turchia e Russia nel nord-est della Siria. I timori di nuove violenze nell'area sono tornati a crescere dopo le parole di Erdogan, secondo cui - in base alle informazioni dei militari turchi - le milizie curde non avrebbero completato il loro ritiro dalla zona di sicurezza.
"Purtroppo gli attacchi dei terroristi contro i nostri soldati nella regione e contro l'esercito siriano vanno avanti - ha detto il presidente turco durante un intervento in parlamento -. Stiamo pattugliando l'area centimetro per centimetro, annientando i terroristi, distruggendo le fortificazioni e raccogliendo le munizioni rimanenti e altre attrezzature".
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Erdogan ha aggiunto che la Turchia "risponderà nel modo più duro a ogni attacco" che dovesse giungere dalle milizie curde e che è pronta ad espandere, se necessario, la zona di sicurezza.
Le parole del presidente turco hanno contraddetto quanto affermato in precedenza dal Cremlino, secondo cui nell'area non sono più presenti milizie curde.
"Il ritiro delle forze armate curde dal territorio dove dovrebbe essere creato un corridoio di sicurezza è stato completato prima del previsto - aveva annunciatp il ministro della Difesa russo Sergey Shoygu -. Le forze siriane e la nostra polizia militare sono entrate nell'area".
A Ginevra intanto sono cominciati i lavori del Comitato costituzionale siriano, i cui lavori dovrebbero portare, salvo imprevisti, alle elezioni nel paese devastato da otto anni di guerra.
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Il Comitato comprende 150 membri scelti fra tutta la popolazione siriana, compresi i curdi. La sua formazione è durata quasi due anni ed è composta da tre gruppi di 50 persone ciascuno, che rappresentano il governo, l'opposizione e la società civile.
La decisione di istituire il Comitato costituzionale è stata presa al Congresso nazionale del dialogo siriano a Sochi il 30 gennaio 2018.