Lotta alla tratta di esseri umani: fare finta per imparare davvero

Lotta alla tratta di esseri umani: fare finta per imparare davvero
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Di Diego Giuliani
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Veri agenti, investigatori e operatori sociali da più di 35 paesi al lavoro con attori e comparse. A Vicenza una simulazione OSCE per promuovere la cooperazione internazionale

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Un agente della polizia di frontiera e un traduttore accolgono un gruppo di migranti in un hotspot. Sono una ventina, visibilmente smarriti. Tra loro anche famiglie con figli. Siamo nella “Repubblica di Newland”, stato immaginario dalle caratteristiche socioeconomiche che tanto ricordano Italia, Spagna o Francia, scelto come set di un progetto dell’OSCE per promuovere la cooperazione internazionale nella lotta al traffico di esseri umani.

Ricostruzione di hotspot e covi: una simulazione “a grandezza naturale”

“Stiamo conducendo un addestramento, che consiste in una simulazione a grandezza naturale – spiega Valiant Richey, Rappresentate speciale dell’OSCE e coordinatore della lotta al traffico di esseri umani. Il nostro training riunisce attori, nel ruolo di vittime e trafficanti di esseri umani, nell’interpretazione di casi basati sulla vita reale. I partecipanti che partecipano all’addestramento devono risolvere i casi e liberare le vittime”.

Da quasi 40 paesi per imparare a cooperare

I finti migranti, interpretati da attori professionisti e amatori, vengono registrati e interrogati da veri agenti di polizia, personale di servizi sociali e ONG e mediatori culturali, arrivati da quasi 40 paesi europei e africani al CoESPU, il centro di formazione dei Carabinieri che ha ospitato la simulazione a Vicenza dal 16 al 20 settembre.

Ad essere chiamata all’azione è intanto anche l’Unità Investigativa Criminale. I membri, da Spagna, Regno Unito e diversi altri paesi, viene convocata e istruita sugli ultimi sviluppi: tre prostitute, probabilmente in contatto con una rete di sfruttatori, è stata portata nei loro uffici. Investigatori, traduttori e mediatori culturali si mettono subito al lavoro per superare barriere linguistiche e diffidenza.

Veri poliziotti che stanno al gioco: “Stressante ma istruttivo. Impariamo prospettive e pratiche degli altri paesi”

Elena Vennemann è una di loro. In servizio alla polizia di Amburgo, ci spiega di essere qui impegnata sue due diverse indagini: “I casi su cui stiamo lavorando hanno in comune il traffico di esseri umani – dice -. Un’indagine riguarda lo sfruttamento sul lavoro e la tratta di esseri umani. Un altro lo sfruttamento sessuale delle prostitute”. “Ci sono momenti davvero molto stressanti – aggiunge il suo collega spagnolo Pablo Zambrana Herrero -. Al tempo stesso è però un addestramento molto interessante e di grande aiuto per comprendere cosa accade negli altri paesi: come si lavora, come si gestiscono certe situazioni”.

Il coordinatore del progetto: “Tutti dimenticano che è una finzione. E frutti poi si vedono anche in patria”

David Mancini

In cima alla complessa piramide gerarchica che segue i casi su cui sono impegnati i partecipanti c’è il “Direx”. Nella sua sala di controllo, una squadra internazionale supervisiona le operazioni. Guidata dal procuratore antimafia italiano David Mancini, che coordina il progetto, Guardia di Finanza, Carabinieri, investigatori e personale dei servizi sociali lavorano per accompagnare la cattura dei trafficanti di esseri umani e la liberazione delle vittime.

“Esiste una specie di ‘magia’ in questo tipo di formazioni – dice David Mancini -: fin dall’inizio i partecipanti dimenticano che è una finzione e quindi sono portati ad agire come se fosse vero. E poi, una volta tornati a casa, non è raro che entrino in contatto e, cooperando fra loro riescano davvero a smantellare delle organizzazioni criminali e a identificare e proteggere diverse vittime”.

Pistole finte e vera adrenalina: il blitz nel covo dei trafficanti

E la “magia” di cui ci parla il procuratore antimafia e coordinatore del progetto si ripete anche stavolta. Veri agenti partecipanti al corso fanno irruzione nel sospetto covo dei trafficanti: un appartamento allestito e messo a disposizione ad hoc per il corso. Alla cintola pistole di plastica e finte manette, sono guidati nel blitz da fiumi di vera adrenalina. Urla, strattoni e tentativi di fuga si succedono in pochi minuti appena, ma l’incursione di conclude con numerosi arresti. In manette finiscono i presunti vertici della banda, mentre vengono identificate anche tre giovani, probabilmente sfruttate e costrette a prostituirsi. Operatori dei servizi sociali e mediatori culturali le prendono subito in carico per rassicurarle e trasferirle in un luogo sicuro. Si tratta però di fortunate eccezioni. Si stima che la tratta di esseri umani coinvolga fino a 25 milioni di persone al mondo. Appena qualche decine di migliaia, quelle che riescono però a essere identificate.

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