Clientelismo, sessismo, tratta di esseri umani: perché il caso della 15enne uccisa scuote la Romania

Clientelismo, sessismo, tratta di esseri umani: perché il caso della 15enne uccisa scuote la Romania
Diritti d'autore Uno striscione di protesta esposto a Bucarest il 27 luglio 2019 con la scritta "La Romania è stata uccisa" - Daniel Mihailescu-AFP
Diritti d'autore Uno striscione di protesta esposto a Bucarest il 27 luglio 2019 con la scritta "La Romania è stata uccisa" - Daniel Mihailescu-AFP
Di Lillo Montalto MonellaCristian Gherasim
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Il caso va ben al di là della cronaca nera ed è connesso, direttamente o indirettamente, con alcuni grossi problemi che angustiano la Romania: la percepita arroganza da parte delle autorità; il clientelismo; la corruzione; il sessismo e persino il traffico internazionale di esseri umani.

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Il caso del presunto omicidio di una ragazza di 15 anni sta scuotendo la Romania ai massimi livelli: le proteste di piazza hanno già causato l'azzeramento dei vertici della polizia, la sostituzione di politici a livello locale e le dimissioni di un ministro dell'Interno in carica da meno di una settimana.

Scriviamo presunto omicidio perché il corpo di Alexandra Macesanu non è ancora stato trovato nonostante un uomo, un meccanico 65enne, Gheorghe Dinca, si sia autoaccusato del suo assassinio assieme a quello di un'altra ragazza sparita nell'aprile scorso, Luiza Melencu.

Su quest'ultimo episodio le autorità non avrebbero indagato a fondo. In quello di Alexandra, a suscitare scalpore internazionale è stata la pubblicazione su Facebook, da parte dello zio, delle tre trefonate disperate dell'adolescente in trappola alle autorità. Dapprima gli agenti la trattano con sufficienza e non le credono, nonostante tra le lacrime dica di essere stata rapita e stuprata; quindi impiegano ben 19 ore prima di bussare alla porta del sospetto (dopo alcuni tentativi andati a vuoto).

"Coloro che hanno risposto alle chiamate d'emergenza hanno avuto un comportament sconcertante. Non hanno mostrato altro che arroganza, trascuratezza, disprezzo e menefreghismo per mia nipote. Sono impreparati, incapaci e non all'altezza del ruolo che ricoprono", le parole dello zio di Alexandra, Alexandru Cumpanaşu, intervistato telefonicamente da Euronews.

Il suo sentimento ben riassume le ragioni della rabbia popolare che è montata dopo la confessione del presunto omicida. Il caso, infatti, va ben al di là della cronaca nera ed è connesso, direttamente o indirettamente, con alcuni grossi problemi che angustiano la Romania: la percepita arroganza da parte delle autorità; il clientelismo; la corruzione; il sessismo e persino il traffico internazionale di esseri umani.

Sembra di essere ritornati nel 2015, quando le proteste dopo l'incendio della discoteca Colectiv, in cui persero la vita 64 persone, rovesciarono il governo socialdemocratico di Victor Ponta.

Clientelismo e impreparazione: cosa ci dice il caso della polizia rumena

Il caso Caracal, dal nome della cittadina nel sud del Paese dove viveva Alexandra e dove è stata rapita mentre faceva l'autostop, ha fatto cadere una dopo l'altra le teste del capo della polizia locale, nazionale, quella di funzionari governativi della zona e del capo Servizio Speciale di Telecomunicazioni (STS), addetto al centralino di emergenza. Otto agenti sono sotto indagine per presunte inadempienze e per la lentezza con il quale il caso è stato trattato: solo un'ora dopo la chiamata è stata aperta l'istanza di tracciamento della località da cui è arrivata la telefonata.

Ma le dimissioni che hanno fatto più scalpore di tutte sono state quelle del ministro dell'Interno, Nicolae Moga, nominato appena sei giorni prima. "Scioccante. Perfino i manifestanti non lo ritenevano responsabile. Sarebbe stato meglio se avesse preso il toro per le corna e si fosse occupato della vicenda perché ha a che vedere con le cattive politiche di assunzione in seno alle forze dell'ordine", l'opinione del giornalista rumeno Laurentiu Colintineanu.

In passato sono stati diversi i casi di corruzione che hanno coinvolto la polizia; secondo George Jiglau, scienziato politico e ricercatore all'università di Cluj, alcuni alti funzionari a livello locale sono nominati politicamente. "C'è la sensazione che la loro incompetenza e mancanza di vocazione per servire lo Stato abbia in qualche modo coinvolto anche i sottoposti. Proprio come per il caso Colectiv, assistiamo ad un accumularsi di incompetenza e clientelismo con conseguenze drammatiche. Tutte le istituzioni dichiarano ancora di aver seguito delle procedure e di aver fatto il proprio lavoro; il problema però sono le falle nel sistema e una scarsa qualità generale a livello legislativo".

Dopo l'incendio del Colectiv, si scoprì quanto fosse facile acquisire una licenza per un nightclub e quanto superficiali e formali fossero state le ispezioni condotte dalle autorità. Il giorno dopo i rumeni scesero in strada per chiedere la fine dell'endemica corruzione a tutti i livelli. Il primo ministro socialista si dimise nel novembre 2015, ma il PSD tornò al potere nelle elezioni del gennaio 2017. Oggi, alcuni degli slogan di piazza si chiedono se i rumeni non abbiano imparato nulla da quella tragedia.

Proprio come nel caso del Colectiv, c'è stato un effetto valanga a livello sociale. Vi si ritrovano la sfiducia nelle istituzioni, la sensazione che la tua vita non interessi a nessuno, che questo succederà anche ai tuoi figli ed è meglio emigrare... In questa temperie, circolano tante fake news: è un clima facile da sfruttare
George Jiglau
Ricercatore politico, democracycenter.ro

Secondo lo stesso copione di quattro anni prima, il Presidente rumeno - di vedute politiche opposte rispetto al Primo Ministro, Viorica Dăncilă - ha usato quanto successo ad Alexandra e Luiza per attaccare il governo, rinforzando la narrativa secondo cui le istituzioni sono corrotte e il partito al potere non farebbe altro che alimentare la malagestione della cosa pubblica.

Possibili legami con la criminalità che gestisce la tratta di esseri umani

Una delle ipotesi non ancora scartate dagli inquirenti, che indagano anche su questo filone, è che il meccanico Dinca faccia parte di una rete di trafficanti di esseri umani. Se prendesse questa piega, il caso si legherebbe con l'annoso problema della tratta di rumene, schiavizzate per essere vendute come prostitute negli Stati occidentali.

Un rapporto del Dipartimento di Stato americano del 2019 indica che la Romania "non rispetta gli standard minimi per eliminare il problema del traffico di esseri umani, anche se sta facendo sforzi in questo senso". Il trend che vedeva in calo le vittime della tratta era in diminuzione fino all'anno scorso; ma quest'anno la Romania è stata declassata dagli osservatori americani che "segnalano casi di corruzione endemica e presunta complicità nella tratta di esseri umani da parte di funzionari governativi".

Nel Paese la prostituzione è illegale ma spesso le donne rapite vengono portate nell'ovest europeo, in posti come Germania, Olanda, Belgio. "Paesi dove si cerca di creare un ambiente sicuro per le lavoratrici del sesso: ma il paradosso è che vengono portate lì dall'Est Europa a forza e costrette in schiavitù... in un ambiente del tutto legale", l'analisi del reporter Colintineanu.

Sessismo e violenza di genere

Il caso di Alexandra e Luiza ci dice molto anche del problema del sessismo della società rumena.

Domenica a Bucarest hanno sfilato vari gruppi femministi per denunciare la cultura della discriminazione e della persecuzione di genere in Romania. Nei primi tre mesi del 2019, riferisce Colintineanu, la polizia ha emesso 1.300 ordini di protezione d'emergenza per vittime di violenza domestica. Oltre 14 al giorno. L'anno scorso, sono stati contati dalla polizia 35.600 casi di violenza di genere in tutto il Paese.

"In Romania abbiamo il grande problema di come trattiamo i casi di crimini contro le donne", conferma Jiglau. "Spiega in parte l'attitudine del centralinista STS nei confronti di Alexandra. Ci si occupa davvero male anche di violenza domestica: è per questo che l'agenda femminista sta prendendo sempre più piede, in Romania".

La figura dello zio di Alexandra

Alexandru Cumpanaşu e Alexandra Măceşanu, la nipote presumibilmente uccisa.

Lo zio di Alexandra, a capo di una Ong, Coalizione nazionale per la modernizzazione della Romania, si è detto portavoce della famiglia. Ritiene che nel caso della nipote il pubblico abbia saputo fornire più informazioni che le stesse autorità e afferma di aver deciso di pubblicare le trascrizioni delle telefonate per mettere pressione alla polizia, contro la quale ha presentato denuncia. "Ci sentiamo umiliati dallo stato rumeno, ma fino a quando non si troveranno prove inconfutabili che mia nipote è morta, continuerò a sperare che sia ancora viva". Un'eventualità, questa, ancora non esclusa dalla Direzione rumena per le indagini sulla criminalità organizzata e il terrorismo. Un primo rapporto del medico legale sui resti umani trovati nella casa di Dinca è atteso per venerdì. Fonti consultate raccontano come la Ong dello zio, Cumpanaşu, molto attivo mediaticamente in questi giorni, abbia numerose connessioni a livello politico - le quali, tra l'altro, gli avrebbero consentito di venire in possesso delle registrazioni.

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Che risvolti avrà il caso Caracal sulla politica rumena?

Secondo il prof. Jiglau, l'eco politica della vicenda di Caracal sarà diversa rispetto a quella del Colectiv - anche perché le proteste di piazza non raggiungono gli stessi numeri del 2015 - ma arriverà a sentirsi fino alle elezioni presidenziali d'autunno.

Ci si attende che il presidente Klaus Iohannis venga rieletto, probabilmente al secondo turno: "Tornerà a utilizzare questo episodio in campagna elettorale", ritiene Jiglau. "Ad un certo punto salteranno fuori anche le registrazioni della chiamate di Alexandra, è solo questione di tempo: probabilmente dopo le vacanze, non appena si avvicineranno le elezioni di novembre".

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