Fallisce Thomas Cook, a rischio 20 mila posti di lavoro nel mondo

Fallisce Thomas Cook, a rischio 20 mila posti di lavoro nel mondo
Di Cecilia Cacciotto
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I negoziati si sono arenati e all'alba è arrivato l'annuncio. I creditori pretendono la restituzione di circa 1,7 miliardi di sterline. Priorità: riportare a casa per la data prevista i vacanzieri

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È senza appello l'annuncio di bancarotta di Thomas Coook, lo storico tour operator britannico.

La notizia arriva all'alba di lunedì 23 settembre, dopo negoziati con i creditori approdati a un nulla di fatto.

Circa 20mila i posti di lavoro a rischio in tutto il mondo, 9mila solo nel Regno Unito.

Situazione delicata

Colato a picco sotto il peso di un debito da 1,9 miliardi di euro. La situazione finanziaria del gruppo si è fatta sempre più delicata, nonostante il rifinanziamento di Fosun, la società cinese sua prima azionista dal 2015, lo scorso agosto.

Dieci anni di declino incessante, di incapacità di stare al passo con i tempi, con la feroce concorrenza delle prenotazioni online e i mutamenti degli scenari geopolitici. Per l'economia del Regno Unito un duro colpo, che si somma alle paure ed incertezze per la Brexit.

Tornare a casa

Nell'immediato il problema di cui occuparsi sono i rimpatri. Malgrado le rassicurazioni la situazione sembra tutt'altro che semplice.

Tim Johnson dell'Autorità civile per l'aviazione getta acqua sul fuoco di facili allarmismi: "Se siete all'estero in vacanza con Thomas Cook continuate pure a divertirvi, l'Autorità dell'aviazione civile prepara un piano di rimpatrio, il più grande dalla Seconda guerra mondiale, e riporteremo tutti a casa per la data prevista".

ll Ministero dei Trasporti britannico ha fatto sapere che tutti i clienti di Thomas Cook potranno far rientro a casa grazie ai voli charter messi a disposizione dall’agenzia dell’aviazione civile del Paese oppure saranno riprenotati su altri voli.

I collegamenti speciali sono già iniziati questa mattina e non comportano costi extra grazie al meccanismo “Atol” inserito al momento della prenotazione, che tutela i consumatori britannici in caso di fallimento della compagnia aerea, riportandoli a casa gratuitamente. Alcuni turisti potrebbero comunque dover acquistare un nuovo biglietto e chiederne poi il rimborso.

Per quanto riguarda il resto d'Europa, ciascun Paese prenderà i propri provvedimenti.

Svanita anche l'ipotesi di un salvataggio pubblico da 170 milioni di euro. Il ministro degli Esteri Dominic Raab ha dichiarato: "Non c'è un interesse strategico nazionale che giustifichi un intervento di questo tipo".

Il ministro dei Trasporti Grant Shapps ha spiegato che l'esecutivo non è tenuto al salvataggio di imprese private come Thomas Cook, che potevano trarre grandi profitti con i giusti modelli di business. Sono state fatte scelte sbagliate dal management, e "anche se avesse incassato aiuti pubblici, il finale non sarebbe cambiato".

Questo è il periodo dell’anno in cui Thomas Cook regola i pagamenti con i suoi fornitori dopo l’intensa stagione turistica estiva. I pagamenti avvengono nell’arco di 60-90 giorni, ma ora il rischio è che ciò non avvenga e che i viaggiatori debbano pagare due volte la loro vacanza.

Contattato da euronews l'hotel tunisino Les Orangers, a Hammamet, che in un primo momento sembrava non voler far partire i turisti se non avessero pagato quanto dovuto, ha dichiarato che tutti i clienti hanno lasciato lo stabilimento.

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