L'epopea della "Nueve": la compagnia spagnola che liberò Parigi dimenticata dalla Storia

L'epopea della "Nueve": la compagnia spagnola che liberò Parigi dimenticata dalla Storia
Diritti d'autore Spagnoli della 2ª G. M. CC BY-SA 4.0
Diritti d'autore Spagnoli della 2ª G. M. CC BY-SA 4.0
Di Sofia Sanchez ManzanaroMarta Rodriguez, Cyril Fourneris
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Nel suo primo discorso di vittoria, il generale de Gaulle non ringraziò mai i soldati spagnoli, i primi a liberare la capitale francese. Combatterono contro Franco e furono traditi 4 volte: troppo tardivo il riconoscimento della storiografia ufficiale. Il nostro tributo a questi eroi dimenticati.

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Il tenente Amado Granell morì nel 1972 in un incidente stradale mentre si recava al consolato francese di Valencia, in Spagna, per rivendicare i suoi diritti salariali da ex combattente. Una fine poco gloriosa per un eroe di guerra: Granell fu infatti a capo della prima compagnia di soldati che liberò Parigi dall'occupazione nazista. Soldati spagnoli, non francesi.

Granell (Burriana, 1898 - Sueca, 1972) guidò un drappello di repubblicani spagnoli dimenticati per oltre 70 anni dalla storiografia ufficiale della lotta antifascista e antinazista.

Era la notte del 24 agosto 1944 quando Parigi si sollevò contro l'occupazione tedesca per quattro giorni. Agli uomini della nona compagnia fu ordinato di entrare nella capitale attraverso la Porta d'Italia, a sud della città. I 160 uomini della "Nueve", tra cui 146 spagnoli, avanzarono a bordo di veicoli blindati con i nomi di città spagnole come Guadalajara, Brunete, Teruel e Guernica.

La sezione del tenente Amado Granell entrò in città intorno alle ore 21: qui si riunì con i cecchini parigini e i rappresentanti del Consiglio Nazionale di Resistenza. È in questo luogo che il capitano Dronne, che comandava il distaccamento, si addormentò al suono delle canzoni di guerra spagnole, come scrisse nelle sue memorie. 

Gli eroi dimenticati

La giornalista spagnola Evelyn Mesquida, autrice di La Nove: Gli Spagnoli che Liberarono Parigi, si è imbattuta nella vicenda di questi soldati nel 1998, mentre studiava l'esilio dei repubblicani spagnoli dopo la guerra civile (1936-1939).

Ha iniziato quindi un lungo lavoro di ricerca su "La Nueve", brigata assente dai libri di storia e di cui lei stessa non era a conoscenza. Non a caso, la scrittrice spagnola ha affermato a Euronews che "in Spagna la parola 'repubblicano' non veniva nemmeno pronunciata".

I membri della Nueve - A.H.C.C. La Nueva

"Avevano tra i 17 e i 20 anni durante la guerra di Spagna e si armarono per combattere il colpo di stato franchista. Perdettero la guerra e finirono in esilio in Francia", continua la scrittrice, ricordando gli albori della Nueve e le peripezie di quel gruppo di uomini, condiviso con quasi 500mila repubblicani e repubblicane spagnoli, che attraversarono i Pirenei per rifugiarsi nei campi improvvisati al sud della Francia. 

Le peregrinazioni dei futuri liberatori di Parigi erano solo all'inizio

La maggior parte di loro, comunisti o anarchici, si unirono alla Legione e furono inviati in Algeria, Tunisia e poi in Marocco, dove fecero esperienza con la nona compagnia del Reggimento della Marcia del Ciad. Ad inizio agosto, dopo un soggiorno in Inghilterra, sbarcarono in Normandia e si diressero verso Parigi con la volontà di vendicarsi di quel fascismo che aveva ormai attecchito nel loro Paese. 

Un mezzo blindato battezzato Brunete della Nueve durante la liberazione di Parigi - A.H.C.C. La Nueve

Dopo essere entrati a Parigi il 24 agosto, i soldati della Nueve furono raggiunti solamente il giorno dopo dai carri armati del generale Leclerc. La capitale francese venne ufficialmente liberata il 25 luglio.
Nel suo primo discorso di vittoria, il generale de Gaulle non ringraziò mai i soldati spagnoli. Il 26 agosto, davanti al municipio, esclamò: "Parigi indignata, Parigi distrutta, Parigi martirizzata, ma Parigi liberata! Liberata con le sue stesse forze, dal suo popolo, con l'aiuto degli eserciti di Francia".

"La Francia ha potuto esistere come Nazione grazie al discorso del generale de Gaulle, che aveva il dovere di unire i francesi. Molti anni dopo, tuttavia, a Paese ormai stabilizzato, la storiografia ufficiale non è mai stata cambiata", lamenta Evelyn Mesquida.

La folla sui Campi Elisi per festeggiare la liberazione di Parigi il 26 agosto del 1944

I quattro tradimenti agli eroi della Nueve

I combattenti spagnoli pagarono un prezzo molto alto per il loro valore. Continuarono ad avanzare fino alle città francesi di Andelot, Nancy e Strasburgo per poi spingersi fino al Nido dell'aquila di Berchtesgaden, covo del dittatore tedesco nelle Alpi bavaresi. 

Solo una ventina di loro riuscirono a vedere la vittoria finale degli Alleati.

L'8 maggio 1945, i repubblicani avevano capito già da tempo che la guerra non sarebbe continuata in Spagna. Diedero una mano a sconfiggere Hitler, ma nessuno avrebbe mai contraccambiato il favore, sostenedoli in una vendetta contro Franco. Una nuova umiliazione per loro, afferma la giornalista Evelyn Mesquida.

I combattenti della Nueve "sono stati traditi quattro volte: una prima quando non vennero aiutati dalle democrazie durante la guerra civile spagnola; una seconda per le condizioni che dovettero affrontare durante la ritirata; una terza, dopo la vittoria, quando gli si fece capire che la guerra era finita; una quarta, infine, quando furono sommersi dall'oblio". 

La reporter spagnola, che ha viaggiato in Francia e Spagna con l'obiettivo di recuperare la memoria storica degli antifranchisti di La Nueve, si è dovuta confrontare con lo stupore dei più che non conoscevano questa storia. "Nemmeno i più istruiti", dice a Euronews.

Riparazione tardiva

Ci sono voluti 60 anni perché la verità venisse fuori. Nel 2004 vennero inaugurate a Parigi delle placche che tracciavano il percorso della Nueve. Sei anni dopo, la città assegnò la "Medaglia della città di Parigi" agli unici tre sopravvissuti.

Nel 2014, una marcia lungo quello stesso percorso riunì oltre 1.500 persone su richiesta dell'associazione del 24 agosto 1944, co-fondata da Mesquida. "I primi soldati della Francia libera erano spagnoli", riconobbe il segretario di Stato, Kader Arif. Un anno dopo, il giardino del municipio di Parigi è diventato il "Giardino dei Combattenti della Nueve".

Sabato prossimo, dopo 75 anni, nel 13° arrondissement verrà inaugurato un affresco in onore dei combattenti repubblicani. 

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Il Re Felipe I e la sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, inaugurano il giardino del combattenti della Nueve il 3 giugno 2015 - REUTERS/Remy de la Mauviniere

"La verità che tutto è stato dimenticato: quegli uomini sono caduti nell'oblio per più di 70 anni", spiega il pittore Juan Chica Ventura. "Con quel murale possiamo tornare a vederli. È in una strada dove è passata La Nueve, in via Esquirol. Ecco perché ho scelto questo luogo particolare, dove c'è anche una targa loro dedicata".

Ventura è il nipote di un anarchico imprigionato durante la guerra civile spagnola. "Tutta la mia famiglia ha sofferto molto", ricorda. "Ho vissuto i primi 10 anni della mia vita in Spagna, sotto la dittatura. Eravamo figli e nipoti di rossi, tutto è inciso in maniera indelebile su di me".

Rafael Gomez, ultimo sopravvissuto della Nueve, durante l'omaggio nel 2014 - Isabel Ces/Euronews

Mesquida è sollevata per il riconoscimento tributato alla Nueve negli ultimi anni. "Sono felice, sono queste le cose che rimangono. Sono felice per questi uomini, che venga fatta giustizia".

Alla maggior parte delle cerimonie hanno partecipato i discendenti di quei soldati.

Oggi solo un sopravvissuto della mitica Nueve è ancora in vita: si chiama Rafael Gómez, ha 99 anni e vive a Strasburgo, dove ha incontrato la moglie e ha deciso di metter su famiglia. 

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Altri, come il tenente Granell, hanno invece preferito tornare in Spagna, sotto Franco, rinunciando persino all'offerta di De Gaulle di diventare comandanti dell'esercito regolare: "La Francia è la mia ragazza, ma la Spagna è mia madre", si legge nella sua biografia.

BONUS: Per chi parla spagnolo, una mappa dell'incredibile viaggio di Amado Granell

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