Boris Johnson è il nuovo leader Tory, sarà Primo Ministro

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L'ex ministro degli Esteri preferito all'attuale capo della diplomazia inglese, lo sfidante Jeremy Hunt. Toccherà a lui formare il nuovo governo da domani.

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Boris Johnson batte Jeremy Hunt e diventa il nuovo leader del partito conservatore. L'annuncio ufficiale è arrivato martedì mattina nel corso del congresso Tory di Londra, una volta conclusosi l'ultimo Consiglio dei Ministri presieduto da Theresa May a Downing Street.

L'ex ministro degli Esteri ed ex sindaco di Londra è stato il preferito nel voto postale dei quasi 160.000 iscritti del Partito Conservatore: 92.153 i voti per lui. Per dirla in altro modo: lo 0.2% dell'elettorato ha scelto il prossimo premier britannico.

Johnson è quindi da oggi il nuovo leader Tory e diventerà automaticamente Primo Ministro da domani, quando la May rassegnerà le dimissioni anche da capo del governo nelle mani della Regina - dopo il suo ultimo Question Time di rito alla Camera dei Comuni. La sovrana potrà così convocare il nuovo venuto per chiedergli di formare il governo.

Il prescelto prenderà possesso del numero 10 di Downing Street mercoledì 24 luglio, nel pomeriggio, per completare la sua compagine fra giovedì e venerdì. Non è richiesto un voto di fiducia iniziale obbligatorio.

Il suo discorso: "Attuare la Brexit, unire il Paese, sconfiggere Jeremy Corbyn"

Nel suo primo discorso da leader, Johnson ha abbandonato i toni oltrtanzisti della campagna elettorale, parlando simbolicamente di riconciliazione ."Ancora una volta - ha detto - dobbiamo riconciliare due categorie di istinti, due nobili categorie di istinti ovvero da una parte il profondo desiderio di amicizia e libero scambio e di sostegno reciproco nella sicurezza e nella difesa tra la Gran Bretagna e i nostri partner europei e simultaneamente, il desiderio altrettanto profondo e sentito di un autogoverno democratico in questo paese. E credo che sappiamo di poterlo fare e che il popolo di questo paese confida in noi per farlo. E sappiamo che lo faremo".    

Johnson ha ringraziato Theresa May e ha reso omaggio al rivale Jeremy Hunt nel discorso della vittoria dopo l'elezione a leader Tory, non senza scherzare su se stesso: "So che ci sarà chi contesterà la saggezza della vostra decisione", dice rivolgendosi ai militanti del Partito Conservatore che lo hanno scelto a larga maggioranza. Quindi ha indicato i tre obiettivi principali del suo mandato: "Attuare la Brexit, unire il Paese, sconfiggere Jeremy Corbyn". Johnson ha ribadito di voler portare a termine l'uscita del Regno dall'Ue "il 31 ottobre", assicurando di non aver paura "della sfida". "Scuoteremo questo paese - ha chiosato - ed entro il 31 ottobre ultimeremo Brexit il . Vogliamo approfittare di tutte le opportunità che il nostro rinnovato senso di possibilità potrà portarci. Dobbiamo di nuovo credere in noi stessi e in ciò che possiamo realizzare. E come un gigante addormentato, ci alzeremo e romperemo questo soffitto oppressivo di dubbio e negatività".

Leggi anche: Gran Bretagna: le ultime ore di Theresa May

"Le stesse chances di diventare premier di reincarnarmi in un'oliva"

"Le mie possibilità di diventare Primo Ministro sono tante quante quelle di trovare Elvis su Marte o di reincarnarmi in un'oliva" disse lo stesso ex sindaco di Londra, Alexander Boris de Pfeffel Johnson, una volta.

La sua elezione sposta la leadership conservatrice sempre più a destra e in un campo sempre più anti-europeo. Un recente studio ha mostrato come i 160mila membri paganti dei Tory che hanno puntato sulla sua figura sono per il 70% uomini, per il 97% bianchi e per metà hanno più di 55 anni.

Per questo gruppo di britannici, le complesse trattative sulla Brexit non hanno dato luogo a nessun ripensamento. Al contrario: non hanno fatto altro che rafforzare il punto di vista secondo cui sia sempre più necessario un divorzio dalla Ue ad ogni costo.

I lunghi negoziati di Theresa May hanno trasformato la Brexit in una questione esistenziale per i conservatori. Il nuovo Brexit Party, guidato da Nigel Farage, ha vinto a man bassa le elezioni europee e, secondo gli ultimi sondaggi, tallona a pochi punti percentuali di distanza i conservatori. La volontà di Johnson di perseguire un Brexit senza accordo e lasciare la UE il 31 ottobre prossimo, "accada ciò che accada", lo rendono agli occhi della membership del partito come il leader più adatto per salvare il partito dalla catastrofe dell'indecisione.

Johnson al tempo della presidenza della Oxford Union society (1986)

La sua strategia per la Brexit

Johnson afferma di avere gli strumenti per concretizzare l'uscita dalla Ue in poche settimane, laddove Theresa May ha fallito nel sue negoziato triennale. Tra essi: non aver nessun problema a considerare l'ipotesi del divorzio senza accordo e una robusta dose di fiducia in se stessi. Secondo Boris, il non aver voluto considerare l'opzione no deal ha fatto sì che i leader Ue offrissero a Theresa May un accordo al ribasso.

"Solo se avremo il coraggio e il coraggio di prepararci [per il no deal], potremo portare a Bruxelles qualsiasi tipo convinzione e ottenere l'accordo di cui abbiamo bisogno".

Johnson ha descritto la Gran Bretagna come "la superpotenza mondiale del soft power" e ha affermato che avrebbe ottenuto la Brexit con "chiarezza e coraggio". Tuttavia, i leader Ue hanno già chiarito che ogni ulteriore negoziato è fuori discussione. "L'accordo di divorzio di maggio, respinto già tre volte dal parlamento britannico, è morto", la posizione non certo diplomatica del nuovo leader conservatore.

Ritiene che la Gran Bretagna sarà in grado di negoziare esenzioni dai dazi doganali con l'UE in caso di mancata intesa grazie ad una clausola dell'accordo commerciale mondiale GATT - l'articolo 24, paragrafo 5B, la quale consente la creazione di zone di libero scambio temporanee di comune accordo.

Tuttavia, in un'intervista della BBC gli è stato chiesto di spiegare come avrebbe aggirato un'altra clausola, il paragrafo 5C, secondo cui ogni accordo temporaneo dovrebbe includere delle tempistiche definite per un accordo permanente.

"Come tratterebbe il paragrafo 5C?", gli è stato domandato.

"Mi affiderei completamente al paragrafo 5B", la sua risposta.

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"Sa cosa c'è nel paragrafo 5C?", lo ha incalzato l'intervistatore.

"No".

Altri dubbi riguardano l'altra promessa di Johnson, ovvero una massiccia riduzione delle tasse che porterebbe l'aliquota più alta dell'imposta sul reddito a 80mila sterline rispetto alle attuali 50mila.

Secondo l'Institute for Fiscal Studies, questo equivarrebbe ad un regalo annuale di quasi 2.500 sterline per il 10% dei contribuenti più ricchi: un risultato apparentemente in contrasto con la sua promessa di non lasciare indietro nessuno, soprattutto i poveri.

REUTERS/Stefan Wermuth

Mitologo europeo

Prima della sua discesa in politica, Johnson ha avuto una breve carriera giornalistica in cui si è fatto conoscere per le sue storie divertenti anche se non particolarmente accurate, soprattutto dalla capitale belga.

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Fu licenziato dal Times nel 1988 per essersi inventato una citazione; riuscì poi ad assicurarsi un lavoro come corrispondente a Bruxelles del Daily Telegraph, quotidiano altamente euroscettico, l'anno successivo. In questo ruolo, ha perfezionato un tipo di narrazione che un ex collega descrive come Euromito - il racconto della burocrazia europea che all'inizio "conteneva un minuscolo elemento di verità, ma che è stato ingrandito a tal punto da diventare falso al momento di arrivare al lettore".

I suoi reportage esagerati sulla politica di Bruxelles sono diventati un genere giornalistico a sé stante, per la gioia dell'allora primo ministro Margaret Thatcher, la leader britannica più euroscettica della modernità.

All'epoca ancora non poteva saperlo, ma sarebbe stata la palestra ideale per il suo decisivo ruolo nella campagna pro-Brexit del referendum 2016, quando girò per il Paese su un autobus promettendo 350 milioni di sterline in più ogni settimana per il Servizio Sanitario Nazionale in caso di Brexit. Un'affermazione poi rivelatasi una bufala clamorosa.

REUTERS/Darren Staples/File Photo

La campagna di Johnson si basa pesantemente sul suo trascorso alla guida di Londra per due mandati. Cita il suo record nella riduzione del tasso di omicidi, la creazione di posti di lavoro e l'aver ottenuto l'assegnazione delle Olimpiadi di Londra 2012.

Tuttavia, non bisogna dimentiarsi anche alcuni progetti che hanno avuto meno successo come i nuovi bus oppure i 43 miliardi di starline (soldi dei contribuenti) spesi per progetti abortiti per la realizzazione di un "ponte giardino" pedonale sul Tamigi, coperto di alberi e piante.

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In Parlamento ha avuto decisamente meno successo. Eletto deputato conservatore nel 2001 a Henley, nonostante il contemporaneo incarico da editor per il settimanale di destra The Spectator (fu licenziato nel novembre 2004) per gli accenni ad una relazione extraconiugale dell'ex leader del partito conservatore.

Tornato a Westminster nel 2016, i suoi due anni come ministro degli Esteri sono stati costellati di passi falsi. Ha detto a microfoni aperti che una città libica potrebbe diventare un hub turistico una volta che le autorità avessero rimosso i cadaveri per le strade, e ha peggiorato la situazione diplomatica di una donna britannica-iraniana detenuta a Teheran ripetendo le accuse infondate che fosse una giornalista.

Quando Johnson ha lasciato il governo per protestare contro l'accordo Brexit di Theresa May, dalle parti del Foreign and Commonwealth Office britannico si è tirato un sospiro di sollievo.

Il grande ostacolo caratteriale

Forse l'unico ostacolo alla sua incoronazione a leader Tory è sempre stato quello caratteriale.

Data la sua storia di gaffe e commenti inappropriati, i responsabili della campagna elettorale di Johnson lo hanno tenuto lontano da quante più interviste possibili, ma la sua mancata partecipazione a due dibattiti televisivi gli è valsa dure accuse di codardia.

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Hunt ha sferrato un colpo ad effetto domandando a Johnson se si sarebbe dimesso per principio qualora la Gran Bretagna non dovesse lasciare la Ue il 31 ottobre prossimo. Johnson è stato alquanto evasivo, e così Hunt lo ha incalzato: "Ciò che conta davvero è Boris al n. 10 di Downing Street, vero?".

Nonostante vanti molti ammiratori, molti ex colleghi lo descrivono come un uomo privo di principi, incline ad attacchi di rabbia e al rancore. Durante la campagna elettorale per la leadership Tory, la polizia è intervenuta a casa sua per un litigio con la sua ragazza segnalato dai vicini.

"Mentre è un brillante intrattenitore ed è stato un ospite popolare da Sindaco di Londra, non è adatto per l'incarico nazionale", ha scritto il mese scorso il suo ex editor, Max Hastings. "Non gli importa di nessun altra cosa che non siano la sua stessa fama e la sua gratificazione personale. Non possiamo prevedere cosa farà un governo Johnson perché il suo stesso futuro leader non ha avuto modo di pensarci. Ma la sua premiership rivelerà quasi certamente un disprezzo per le regole, i precedenti, l'ordine e la stabilità".

2012. REUTERS/Toby Melville/File Photo

I motivi d'ottimismo dei suoi fan

I fan di Johnson difficilmente considereranno il disprezzo per le "regole" e il politicamente corretto come un punto a suo sfavore, né la sua integrità come una questione più importante rispetto alla priorità di assicurare un'uscita della Gran Bretagna dall'UE.

Quando Hunt lo ha accusato di "vendere ottimismo" al posto di una soluzione dettagliata o praticabile per la Brexit, Johnson ha replicato: "Credo francamente che questo Paese abbia bisogno di un po' di ottimismo"

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Johnson vede l'ottimismo e la fiducia come strategie in se stesse, e il successo del messaggio positivo promosso da Trump negli Stati Uniti non è passato inosservato.

Lo scienziato politico Tim Bale ritiene che sia un errore vedere Johnson "come l'ospite del panel-show e sindaco di Londra di una volta: sarebbe più corretto giudicarlo come il populista influenzato da Steve Bannon e Trump che è diventato da allora".

L'incessante ambizione di Johnson e la sua sconfinata fiducia in se stesso - è autore di una biografia "imperfetta ma affascinante" di Winston Churchill - potrebbero essere gli ingredienti mancanti nella strategia Brexit della Gran Bretagna.

"Johnson ha l'appeal da uomo della strada, su questo non c'è dubbio", ritiene Ed Costelloe, membro del partito da oltre 50 anni e presidente del gruppo tradizionalista dei conservatori. "Potrebbe rendersi ridicolo, ma allo stesso modo guardo indietro a personaggi come Ronald Reagan", ha detto Costelloe. "Pigro e non particolarmente intellettuale, ma [Reagan] è riuscito a circondarsi di persone che sapevano cosa stavano facendo. Ed è passato alla storia come un dannato buon Presidente".

Il video del suo primo discorso da premier in pectore alla nazione

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