Ungheria, migrante incinta scortata da 17 guardie per una visita medica

Ungheria, migrante incinta scortata da 17 guardie per una visita medica
Diritti d'autore Foto: una zona di transito a Tompa fotografata da Ujvári Sándor
Diritti d'autore Foto: una zona di transito a Tompa fotografata da Ujvári Sándor
Di Lillo Montalto Monella
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Nelle "zone di transito", una richiedente asilo ha dovuto subire un'operazione ed è stata ammanettata al letto per 5 giorni senza cibo a sufficienza. Donne e bambini con malattie croniche e addirittura con il cancro non vengono curati per mesi. Lo denuncia un rapporto Onu.

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Un rapporto dell'ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite condanna l'Ungheria per le condizioni in cui si trovano a vivere le famiglie di richiedenti asilo nelle zone di transito al confine con la Serbia, in centri "simili a delle prigioni".

I migranti in arrivo al confine meridionale sono infatti detenuti in campi speciali chiamate "zone di transito" mentre viene processata la loro richiesta di asilo - una pratica già criticata dall'Onu. 

Felipe Gonzalez Morales, rapporteur speciale per i diritti umani dei migranti che in passato si è occupato anche del caso italiano, ha detto che settimana scorsa in questi centri circondati da filo spinato c'erano 280 persone, di cui il 60% bambini.

Donne operate e ammanettate ai letti

Nel documento si legge che una richiedente asilo ha dovuto subire un'operazione in un ospedale locale ed è stata ammanettata al letto per 5 giorni senza cibo a sufficienza. Anche i bambini di tre anni vengono scortati. Non solo: una donna incinta è stata accompagnate in ospedale per un controllo medico di routine da 17 guardie. Donne e bambini con malattie croniche e addirittura con il cancro non vengono curati per mesi. 

In conferenza stampa, Morales ha detto chiaramente che i bimbi non dovrebbero essere detenuti sulla base del loro status di migranti. Nel suo rapporto si parla di misure "molto restrittive" per tutti i richiedenti asilo, insufficiente supporto medico e psicologico. Altre strutture in cui i bambini avrebbero potuto essere ospitati con le loro famiglie sono invece "quasi vuote". Inoltre, non ci sono ginecologi o pediatri a disposizione nonostante la maggior parte delle persone ospitate siano donne o bambini.

Le autorità magiare non considerano le zone di transito come centri di detenzione e non spiegano come mai le famiglie con bambini vi siano rinchiuse. 

Morales ha chiesto anche all'Ungheria di ritirare la dichiarazione di stato di emergenza per l'immigrazione del 2015, da allora estesa ogni sei mesi, dicendo che "**nel giorno in cui ho visitato i centri, non si è visto un singolo migrante avvicinarsi all'Ungheria dalla Serbia". **

"Se in realtà non esiste alcun afflusso massiccio di immigrati, la la situazione della sicurezza non può essere considerata alla stregua di quella di quattro anni fa," ha detto, aggiungendo ritenere che una crisi possa ripresentarsi da un momento all'altro non sia una ragione che giustifichi le attuali misure. 

**Violazioni del diritto **

"Sono preoccupato anche per la mancanza di controllo giurisdizionale sostanziale sulla legittimità della detenzione e sulle domande di asilo. I richiedenti asilo hanno solo 3 giorni di tempo per presentare ricorso contro una decisione di espulsione e i tribunali del riesame non hanno il potere di modificare la decisione amministrativa sulla domanda di asilo. Inoltre, secondo le informazioni raccolte, i richiedenti asilo non hanno la possibilità effettiva di comparire davanti a un giudice, né fisicamente né tramite video", aggiunge Morales.

In questi tre anni e mezzo di "emergenza migranti", il flusso di richiedenti asilo si è andato sempre più assottigliando. Siamo passati dalle 177.135 richieste del 2015 alle 29.430 del 2016 fino alle 3.390 del 2017 (sui livelli del 2009) e alle 671 del 2018.

Ripetendo il punto di vista di Orban, un portavoce del ministero degli Esteri ha reso noto che quello delle migrazioni resta un "problema irrisolto" e che il governo non ha alcuna intenzione di smantellare la recinzione al confine meridionale.Tomas Menczer, segretario di stato, ha scritto su Facebook che il rapporteur Onu "ci giudica perché guardiamo all'immigrazione come ad un rischio per sicurezza". Dopo aver messo assieme immigrazione e attacchi terroristici - un rapporto peraltro già smentito da ogni esperto -  Menczer scrive che "il problema non è risolto e ci hanno lasciati soli. La barriera e il filo spinato rimarranno lì perché servono a proteggere gli ungheresi".

Anche le Ong - che secondo il rapporteur Onu non sono messe nelle condizioni per fare il loro lavoro da parte del governo ungherese - e l'opposizione locale hanno denunciato le condizioni di vita nelle zone di transito. Tra essi la deputata ungherese indipendente Bernadett Szél.

Szel ha visitato le zone di transito due settimane fa e ha chiesto al governo di porre fine agli "asili carcerari" e alla privazione di cibo per i migranti. La Corte di giustizia europea ha ordinato al governo ungherese di fornire cibo a coloro che si trovano nelle zone di transito più volte dal 2018, dopo i ricorsi di emergenza delle ONG, tra cui il Comitato Helsinki.

Ma in risposta a Szel, il ministro ungherese della giustizia Judit Varga ha sostenuto che "molti campi profughi in Europa sarebbero felici se avessero le stesse condizioni che abbiamo qui nelle nostre zone di transito".

Journalist • Rita Palfi

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