Grigory Pasko: sul potere, se sei ottimista sei male informato

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Il giornalista russo ha vinto quest'anno il Premio Ischia Internazionale di Giornalismo. Ci ha rilasciato un'intervista in cui non usa mezze parole nei confronti del suo Paese...

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Grigory Pasko si è aggiudicato il Premio Ischia Internazionale di Giornalismo. Un riconoscimento importante per il giornalista russo che, da giovane capitano di Marina, nella Russia di Eltsin, faceva il giornalista militare quando iniziò a interessarsi all'uranio e al trattamento delle scorie. Scoprì e divulgò lo sversamento di residui radioattivi nel Mar del Giappone, al di fuori di ogni regola: penale, ambientale ma anche della più semplice prudenza.

Di fronte alla ormai evidente fatiscenza della struttura russa, il Giappone donò somme ingenti e Pasko rivelò che non erano arrivate a destinazione.  Fu accusato di alto tradimento, di  spionaggio a favore del Giappone e di una cinquantina di altri capi d'accusa. Condannato, amnistiato, ri-condannato, ha speso anni in carcere ed altri in attesa dell'ennesimo processo.

Ha poi contribuito a creare la Fondazione 19/29, che da Praga fornisce formazione e assistenza ai giornalisti investigativi russi.   Uno dei primi Whistleblowers, o "gola profonda". Riceve il premio proprio quando l'Unione europea è finalmente riuscita ad approvare la nuova legislazione per la tutela degli informatori.

L'abbiamo intervistato:

Che cos'è cambiato dai tempi della Sua inchiesta sugli sversamenti d'uranio, che l'ha portata in carcere? Oggi sembra che basti postare sui social o avere un blog, per essere visto come grandi giornalisti...

No, non si può pensare che basti un articolo su un blog.  Nel mio campo, il giornalismo investigativo, non è cambiato niente. 

I miei articoli parlavano dello sversamento delle scorie radioattive nel Mar del Giappone e nel Pacifico, e questo non lo puoi vedere nè dall'elicottero nè da altrove, ma solo se sei vicino, se tocchi con mano.  Non ci sono informazioni da nessuna parte, né cifre né niente. Non sono cose sulle quali si possano trovare informazioni in casa di un politico, o di un governatore importante. Le puoi trovare solo andando a scavare e interrogando le persone che sanno.

Però l'informazione mainstream oggi si occupa più a un fenomeno come Greta che di inchieste come la sua...

Questo sì.  Però se questo movimento fa un po' di tendenza e pulisce un po' le menti dei politici, dei governanti, è già un buon passo.

Quello che denunciò ormai molti anni fa, anche se in modi diversi succede ancora?

Quei fatti che denunciavo sono finiti, non si fa più, però gli sversamenti possono esserci anche in forma involontaria, conosciuti dai governanti ma non visibili. Grandi navi arrugginite, con queste scorie che fuoriescono e nessuno fa nulla...

Oggi l'impegno con la fondazione 19/29. Quanto è appassionante, che tipo di risposte ha dai giornalisti che vengono da voi?

Quando abbiamo iniziato pensavamo che dovesse durare due o tre anni, però l'interesse cresce, ci sono sempre più richieste e ormai stiamo andando avanti da più di dieci anni.  Nuove metodologie, nuove tecnologie, e in particolare cresce il problema della sicurezza dei giornalisti.

In tutti i Paesi, o parliamo solo di Paesi che erano già rischiosi prima?

Noi lavoriamo solo in Russia, con giornalisti russi, di diverse regioni della Russia.

Prima di arrivare alla Russia vorrei tornare un attimo alla Germania. Perché una delle attività recenti che ha fatto era con il Nord Stream. La cosa che scandalizzò molti era il ruolo di Schroeder, appena lasciato il governo tedeasco fu messo ai vertici di Nord Stream. Lui che percezione ebbe di quel momento?

Non parliamo solo di Germania, anche il vice-cancelliere dell'Austria è da poco diventato membro del Nord Stream 2.

I due progetti Nord Stream sono diventati un grande scandalo politico.

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In Russia: abbiamo detto che aumenta il pericolo per i giornalisti. Dei giornalisti uccisi abbiamo parlato spesso, ma sappiamo poco degli altri tipi di rischio per i giornalisti. Pressioni economiche, licenziamenti...

C'è chi rischia la vita, chi rischie di finire in galera senza motivo. Ad esempio è successo di recente a un collega che gli hanno messo della droga di nascosto nella sua borsa ed è quasi finito in galera, solo grazie alla comunità dei giornalisti è stato poi assolto.

La tendenza in generale è di liquidare il giornalismo investigativo, nei giornali. I giornalisti investigativi, quelli che non sono comodi, sono spesso messi all'angolo, non vengono pubblicati...

La situazione dei giornalisti rappresenta quella di una società: noi avevamo celebrato la caduta del muto di Berlino, avevamo in qualche modo celebrato la Russia che si apriva, sotto Eltsin... Oggi, qual'è la situazione dei diritti civili e della società?

Sono vent'anni che la Russia non sta solo tornando indietro, ma sta anche sbagliando strada. La sensazione è che la Russia stia cercando appositamente dei nemici, tra gli ex amici, i vicini... C'è una politica estera pessima, ma anche una politica aggressiva verso i cittadini russi, è una strada regressiva.

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Lei sa che - lo sa per forza - che alcuni cittadini russi sono stati aggrediti nel modo peggiore all'estero. Penso agli avvelenamenti di Litvinenko e Skripal, per esempio. Lei pensa che possa accadere anche ad altri cittadini russi, inclusi dei giornalisti, o ci vuole qualcosa in più per arrivare a questi livelli?

Nessun avvelenamento è stato investigato fino in fondo e per nessun avvelenamento si è tenuto un vero processo o è uscito un colpevole. Anche Yury Shchekochikhin è stato avvelenato, e il risultato è quello. E questo significa che potrebbe succedere oggi.

Ci sono state delle condanne però da parte dei magistrati britannici: vista la situazione in Russia, cosa si aspetta che possa fare l'Unione europea?

Non capisco cosa abbiano fatto i giudici britannici, il processo finisce quando ci sono i coilpevoli, sono condannati e vanni in galera. Quando il responsabile è lo Stato si fermano le relazioni diplomatiche...

Cosa consiglia ai giovani che vogliano diventare giornalisti, e magari proprio giornalisti investigativi?

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Quando insegnavo all'Università, gli studenti mi chiedevano come si diventasse giornalista investigativo. Oggi chiedono a cosa serva. Sono costretto a spiegare che la goccia scava la pietra, e a un certo punto anche la pietra si rompe. E quindi si deve fare. Questo è il nostro lavoro e la nostra passione. L'unica cosa che aggiungerei però è che nessun lavoro vale la vita di una persona.

A proposito di gocce, anche un premio di giornalismo può essere una goccia che aiuta?

Non credo che lo si saprà in Russia. Ho vinto anche il premio per la pace Erich Maria Remarque, per esempio. È stato pubblicato da tutti i media tedeschi, ma in Russia nessuno lo sa. Ma sono tranquillo, alla fine non ci faccio caso. Però fa molto piacere questo premio, i colleghi italiani si sono ricordati di me...

Qual'è secondo Lei la regola d'oro del giornalismo?

Il giornalismo, se è onesto, deve opporsi a qualsiasi governo.

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E se è un governo che governa bene, che facciamo?

Vuol dire che hai cercato male. L'ottimismo è mancanza di informazione.

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