Le speranze di trovare superstiti tra i 19 dispersi sono minime. "Faremo tutto il possibile", dicono i ministri degli Esteri ungherese e sudcoreano
Lo scontro tra due imbarcazioni a Budapest, mercoledì scorso, potrebbe rivelarsi l'incidente più grave avvenuto sul Danubio negli ultimi 75 anni. Venerdì nella capitale ungherese è arrivata la ministra degli Esteri della Corea del Sud, Paese di provenienza delle 7 vittime accertate fino ad ora. Un bilancio destinato a salire quando il Danubio, ingrossato da settimane di maltempo, restituirà ciò che resta del battello affondato.
"Stiamo provando in tutti i modi a recuperare i corpi rimasti nella barca e a trovare gli altri - dice la ministra sudcoreana Kang Kyung Wha - Per questo le nostre ricerche si sono estese anche oltre i confini ungheresi".
Dalla Corea è arrivata anche una squadra di soccorso nautico e subacqueo, per supportare le forze dell'ordine ungheresi nella ricerca dei 21 dispersi.
"Gli operatori lavorano in condizioni molto difficili per individuare il relitto - dice Péter Szijjártó, ministro degli Esteri ungherese - Dopo settimane di pioggia il Danubio è alto a la visibilità al minimo. Ieri c'è stato un tentativo, coordinato dal nucleo anti terrorismo, ma è risultato impossibile avvicinarsi alla barca".
Intanto stanno arrivando a Budapest i famigliari delle vittime. Ieri c'è stato anche un arresto, del capitano della nave da crociera Viking, che si è scontrata con il battello da turismo, facendolo affondare. I racconti dei superstiti sono pieni di angoscia: tutto è avvenuto in meno di dieci secondi ed è possibile che chi si trovava in cabina non abbia neppure potuto provare a salvarsi.