Il dolore e la rabbia, il ricordo delle 309 vittime e le inadempienze e i ritardi della ricostruzione. Una ferita ancora aperta nel cuore profondo dell'Italia
La scorsa notte l'Aqulila si è trasformata nella città degli invisibili ma non degli assenti, i 309 morti falciati dal terremoto. Sono trascorsi dieci anni da quel tragico 6 aprile che sconvolse l'aquila colpendo il cuore dell'intera Italia. Una fiaccolata ha illuminato la notte del ricordo solenne, la notte del dolore e della rabbia.
La sfilata delle autorità
Anche il premier Giuseppe Conte in mezzo alla teoria di fiaccole che ricordano non solo il dolore ma l'umiliante coreografia di inadempienze e speculazioni che hanno di fatto aggravato le sofferenze e umiliato ancora l'intero paese, non solo gli aquilani sopravvissuti alla tragedia.
Il terremoto da 6.3
Il terremoto di magnitudo 6.3 aveva distrutto le case di 80.000 persone. Gravemente colpito anche il patrimonio architettonico e storico di un centro mediovale fra i più belli d'Italia.
La faticosa ricostruzione
Col tempo i fondi sono arrivati, oggi l'Aquila è considerata il più grande cantiere in Europa ma la rinascita dell'effetto città è ancora di là da venire, le strade, non solo tra San Pietro e San Domenico, sono ancora come la mattina del 6 aprile. I sopravvissuti sono stati ricollocati altrove e mancano i tasselli vitali come gli uffici pubblici che sono il cuore di un capoluogo di provincia.