Libia: Tripoli nel mirino del Generale Haftar. Tentativo diplomatico dell'ONU

Libia: Tripoli nel mirino del Generale Haftar. Tentativo diplomatico dell'ONU
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Di Cristiano TassinariAntonio Storto
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I mezzi militari armati con artiglieria pesante e centinaia di uomini in divisa mimetica, fedeli al Generale Haftar, sono ormai a meno di 30 km da Tripoli, la capitale della Libia. Nel complicato scacchiere politico libico, ad un passo dalla guerra civile, la diplomazia langue.

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Una calma irreale regna ancora su Tripoli: molta polizia e pochi cittadini nelle strade della capitale libica, minacciata dall'avanzata delle truppe del Generale Khalifa Haftar,  l'uomo forte della Cirenaica, appoggiato da Francia e Russia, e dal Colonnello Al-Mismari, il cui esercito nazionale libico è ormai attestato a 30 km dal centro urbano. 

"Non esiste una soluzione militare per la Libia"

Molto preoccupato il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres: ha voluto subito incontrare Fayez al-Serraj, Primo Ministro del governo libico riconosciuto a livello internazionale.

"Nell'incontro che ho avuto oggi con il Primo Ministro condividiamo la convinzione che non esiste una soluzione militare per ogni problema nel mondo e che non esiste una soluzione militare neppure per i problemi in Libia", ha dichiarato Guterres.

In seguito, il segretario è volato a Bengasi, dove incontrerà Haftar, per cercare di convincerlo a fermare l'avanzata delle sue truppe, che comunque iniziano già a incontrare qualche resistenza.  

REUTERS/Hani Amara
Il Segretario Generale dell'Onu Antonio Guterres.REUTERS/Hani Amara

Dopo aver conquistato Garian, città a 70 km da Tripoli, l'avanzata della lunga colonna dei mezzi militari di Haftar armati di artiglieria pesante sembrava inarrestabile. A Sorman, 27 km dalla Capitale, gli uomini delle milizie di Zawiya  - città costiera a un 20 di km da cui partono molti dei barconi di migranti diretti in Italia -hanno però ripreso il controllo di un checkpoint che gli uomini del Generale avevano precedentemente occupato, catturandone un centinaio.

Anche da Misurata, altra città libica, gruppi armati fedeli ad al-Serraj e al Governo di Unità Nazionale (GNA) stanno organizzandosi per andare a Tripoli e difendere la capitale.
Lo stesso gruppo "Forza di Protezione di Tripoli", una coalizione di milione della capitale, si dice pronto a difendere la città con il sangue dall'assedio degli uomini del generale Haftar. Nel fratte,

Dopo la caduta di Gheddafi

Dalla caduta del Colonnello Gheddafi, nel 2011, la Libia ¨è stata letteralmente spartita, in uno scacchiere politico assai complesso.
Ora, da una parte, c'è il governo ufficiale di al-Sarraj, riconosciuto dalle Nazioni Unite e in buoni rapporti anche con l'Italia. Dall'altra parte, il "rais" di Tobruk e della Cirenaica, il Generale Haftar, sostenuto dal Presidente francese Macron e dal Presidente russo Putin.

Haftar, negli anni, è stato capace di attirare verso di sè anche alcune delle tribù storicamente legate a Gheddafi, come Warfaliah e Warshafanna, in grado di garantirgli ulteriore appoggio nella sua scalata al potere in tutta la Libia.

Per la diplomazia, il tempo stringe

"Il percorso del conflitto armato rischia di alimentare un'escalation di violenza volta ad allontanare un percorso di pace e stabilità a cui il popolo libico ha diritto".
Giuseppe Conte
Presidente del Consiglio italiano

In una dichiarazione congiunta, Washington, Parigi, Londra, Roma e Abu Dhabi hanno invitato tutte le fazioni libiche a far calare immediatamente la tensione.

"Il percorso del conflitto armato rischia di alimentare un'escalation di violenza volta ad allontanare, piuttosto che avvicinare, un percorso di pace e stabilità a cui il popolo libico ha diritto", ha detto il Presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte.

Per la diplomazia, il tempo stringe.

Conferenza sulla Libia

L'inviato dell'ONU in Libia, Ghassem Salamè, ha organizzato la Conferenza sulla Libia, in programma dal 14 al 16 aprile nell'oasi di Ghadames.
A quell'incontro, il Generale Haftar vuole evidentemente arrivare in posizione di forza, in modo da dettare le proprie condizioni.

La posizione dell'Italia nei confronti della Libia

L'Italia, che ha legami storici lontani con il Paese, dal 2015 sostiene il premier internazionalmente riconosciuto al-Sarraj.

Sulla scorta di interessi economici da tutelare, (l'italiana Eni produce in Libia 400 mila barili di petrolio al giorno e ha appena stretto nuovi accordi con la società inglese Bp e con la compagnia petrolifera libica National oil corporation (NOC) per rilevare il 42,5% dei giacimenti del gruppo inglese e rilanciare le attività di esplorazione e sviluppo), a preoccupare Roma è il fatto di avere alle porte un paese che possa esportare il terrorismo fondamentalista.

L'Italia sa, inoltre, che la pacificazione della Libia è prioritaria per controllare il flusso migratorio.

Risorse addizionali per questo articolo • ANSA - AFP

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