Venezuela, 61 soldati rifugiati in Colombia dopo gli scontri

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Di Euronews
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Nel frattempo, Guaidò annuncia un incontro col vicepresidente Usa Mike Pence: "ogni opzione dev'essere considerata per rimuovere Maduro"

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Gli aiuti umanitari destinati al Venezuela restano bloccati alle frontiere in Colombia e Brasile: dopo gli scontri che sabato hanno portato alla morte di almeno 4 manifestanti, una calma irreale è scesa sui posti di frontiera. Nel frattempo, l'autoproclamato presidente Juan Guaidò ha annunciato di voler incontrare il vicepresidente statunitense Mike Pence, chiedendo intanto a tutti i paesi che lo hanno riconosciuto di "considerare ogni possibile opzione" per rimuovere Maduro dal potere.

Almeno 60 membri delle Forze Armate venezuelane avrebbero abbandonato i ranghi e cercato rifugio in Colombia dopo i violenti scontri verificatisi sul Ponte che collega i due paesi dove gli uomini della guardia nazionale dovevano bloccare gli aiuti umanitari.  "Dobbiamo andare in strada a combattere per il Venezuela" ha detto a Euronews Ender Dimas, un uomo che racconta di essere un ex tenente dell'esercito di stanza a Fuerte Tavacare, e di aver appena disertato. "Basta con questa tirannia, questa ingiustizia. Dobbiamo aiutare il popolo. E questo è aiutare il popolo? No. Questa è solo intimidiazione".

In molti casi i disertori sembra si siano rifiutati di sparare sui manifestanti, che al nostro corrispondente hanno raccontato di essere stati attaccati  con armi di diverso calibro. "Ho appena preso questo da terra" racconta José Sierra, un manifestante ferito.  "E' un pallino, ma ci stanno sparando anche con proiettili molto più grandi. Questo è il più piccolo che ho visto.  Qui dove ci troviamo ora non sprarano proiettili veri solo perché questo è il lato colombiano. Ma di là...".

Ma se i soldati disertano a sparare restano i Colectivos, gruppi paramilitari fedelissimi a Maduro che al confine col brasile avrebbero ucciso diverse altre persone

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