Venezuela: dopo gli scontri le sanzioni Usa

Gli scontri di piazza.
Il Venezuela è un Paese in fiamme. Mentre le diplomazie internazionali scendono in campo, si moltiplicano gli scontri di piazza.
Durissima la repressione messa in atto dalla polizia e dai militari contro le proteste antigovernative. Dall'inizio delle manifestazioni contro Nicolas Maduro, lunedì scorso, sono stati oltre 200 i manifestanti arrestati mentre il bilancio dei morti rischia di non essere definitivo.
La repressione delle proteste.
Secondo Rupert Colville, portavoce dell'ufficio diritti umani delle Nazioni Unite, sono almeno 26 le vittime: persone uccise a colpi d'arma da fuoco dalle forze di sicurezza o da membri di gruppi armati filogovernativi durante le manifestazioni tra il 22 e il 25 gennaio. Almeno altre cinque persone sono state uccise dalle forze di sicurezza durante le incursioni e perquisizioni illegali nelle case nei quartieri poveri.
I leader si schierano: sanzioni Usa.
I leader mondiali si schierano: il presidente Trump riconosce l'autoproclamato presidente, Juan Guaido, leader dell'opposizione. La Russia sta con Maduro.
"Noi - dice il ministro degli esteri russo Sergueï Lavrov - insieme ad altri membri responsabili della comunità internazionale, facciamo di tutto per sostenere il governo legittimo del Presidente Maduro per affermare la costituzione e i metodi di insediamento previsti in campo costituzionale".
Poco meno di una settimana fa, Juan Guaido si è autoproclamato presidente del Venezuela, davanti a migliaia di sostenitori riuniti a Caracas.
Per Maduro, 56 anni, al potere dal 2013 quando successe a Hugo Chavez, è decisamente il momento più difficile, dopo che lo scorso 11 gennaio si è insediato per il suo secondo mandato.
L'amministrazione Trump ha imposto sanzioni a tappeto contro la compagnia petrolifera statale venezuelana, una misura finanziaria drastica per aumentare la pressione contro Maduro. E, nel frattempo, la tensione a Caracas e in tutto il Paese cresce.