Nonostante oltre due settimane di ritardo nella consegna dei dati di laboratorio di alcuni atleti sospetti, l'Agenzia Mondiale Antidoping ha deciso di non applicare un'ulteriore sospensione all'Agenzia Antidoping russa. Sembra un colpo di spugna nei confronti del cosiddetto "doping di stato".
Se non è proprio un perdono, poco ci manca.
La Wada, l'agenzia mondiale antidoping, ha deciso di non imporre una nuova sospensione all'agenzia antidoping russa Rusada, nonostante un ritardo di oltre due settimane nella consegna dei dati di laboratorio relativi ad alcuni atleti russi sospettati di uso di sostanze proibite.
Soddisfatto il direttore dell'agenzia Rusada, Yuri Ganus, che ha confermato che il trasferimento dei dati "non è stato molto semplice".
Appena poche settimane fa, Ganus aveva rilasciato dichiarazione preoccupate, nel caso di una nuova sospensione dell'agenzia antidoping russa.
E adesso chi controllerà la Russia?
L'agenzia russa era già stata sospesa nel 2015, dopo che un rapporto commissionato dalla Wada aveva trovato prove del cosidetto doping di stato russo, soprattutto in occasione delle Olimpiadi invernali di Sochi 2014, proprio in Russia.
Riammessa nel settembre 2018 tra mille polemiche, l'agenzia Rusada ha sempre negato l'esistenza di un un doping di stato, riconoscendo però le proprie carenze nell'applicazione dei regolamenti antidoping, che ha portato all'esclusione di atleti russi sospetti dalle olimpiadi di Pyeongchang 2018.
Dopo questa "assoluzione", il dubbio rimane: chi controllerà adesso la Russia?