Russiagate: inchiesta a una stretta, presto sentenza per Cohen

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La procura ha chiesto il carcere per l'ex avvocato di Trump, a sentenza mercoledì, che ha ammesso di aver mentito davanti al congresso

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Nulla di nuovo o di compromettente per il presidente Trump. Così la Casa bianca ha commentato le ultime rivelazioni nell'ambito dell'inchiesta Russiagate. 

Nel dettaglio si tratta delle confessioni dell'ex avvocato di Trump Michael Cohen che avrebbe dichiarato di essere stato avvicinato da un uomo di fiducia del Cremlino nel 2015 il quale proponeva una collaborazione tra Trump e Putin. Invito a cui Cohen, che ha anche ammesso di aver mentito al congresso, non ha dato seguito.

Per l'ex avvocato, nonostante la collaborazione con la giustizia, il procuratore federale di New York ha chiesto la prigione in vista della sentenza della prossima settimana.

Si mette male anche per l'ex responsabile della campagna di Trump Paul Manafort che, secondo il memo firmato dalla squadra del procuratore Robert Muller, avrebbe mentito in diverse occasioni, durante gli interrogatori, rispetto ai contatti con la Russia. 

Nel frattempo, l'ex direttore dell'FBI James Comey, colui che indagava sulle email di Hillary Clinton, questo venerdì ha testimoniato a porte chiuse. Si è detto disponibile a un nuovo incontro con i procuratori: la data è fissata per il 17 dicembre; Comey dopo l'incontro non ha voluto rilasciare commenti. 

In una situazione tesa Trump, dopo aver negato di nuovo qualsiasi collusione tra la sua campagna e la Russia, ha ancora accusato il procuratore Mueller e la sua squadra di fare pressione sui suoi ex collaboratori per incastrarlo. La Russia nega qualsiasi ingerenza.

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