"Kursk", il film sulla maggiore tragedia sottomarina del secolo

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Di Paolo Alberto Valenti
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Il 12 agosto 2000 il sottomarino nucleare russo Kursk esplode mentre prova un nuovo siluro nel mare di Barents. Nessuno degli oltre 100 marinai uscirà vivo dal natante. Il regista danese Vinterberg ci ha fatto un film

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Il K-141 Kursk, era un sottomarino russo nucleare della Flotta del Nord. Entrato in servizio nel 1995 poteva lanciare ogive nucleari multiple e disponeva di oltre 100 uomini di equipaggio. Velocissimo raggiungeva in immersione un dislocamento da 13.500 tonnellate. Dalle esercitazioni nel mare di Barents dell'agosto 2000 sarebbe rientrato in porto solo come relitto dopo un laborioso recupero avvenuto moltissimi mesi dopo l'affondamento.

L'incidente del Kursk diventa film

Il film "Kursk" del danese Thomas Vinterberg - in distribuzione in Europa - rievoca la tragica fine di un natante che al momento di lanciare per prova dei siluri (probabilmente supersonici) fu sventrato da due esplosioni. La prima sprigionò una potenza compresa entro i 250 kg di tritolo generando un'onda sismica pari a 2,2 della scala Richter. Il Kursk si adagiò sul fondo del mare, a 108 metri di profondità.

Per i 23 superstiti delle esplosioni che erano riusciti a trincerarsi nell'ultima sezione di poppa del mastodontico battello, inizia una lenta inesorabile agonia, al buio e senza poter manovrare strumenti efficaci per dialogare col resto della flotta russa.

Le note di coloro che sopravvissero solo poche ore

La tragica situazione dei sopravvissuti emerge dagli appunti che vennero ritrovati sul relitto: « Ore 13:15, tutto il personale dai compartimenti sei, sette e otto è stato spostato nel nono. Qui siamo in 23. Abbiamo preso questa decisione in seguito all'incidente. Nessuno di noi può uscire. Ore 15:45. C' è troppo buio per scrivere, ma ci provo a tentoni. A quanto pare non ci sono possibilità di salvarsi. (...). Speriamo che almeno qualcuno leggerà queste parole. Qui ci sono gli elenchi degli effettivi che adesso si trovano nella nona sezione e tenteranno di uscire. Saluto tutti. Non disperatevi ».

La carriera di Vinterberg

A sei anni dal suo film candidato all'Oscar "Il sospetto", a dieci da "Festen" premiato a Cannes,  Vinterberg sforna adesso questo adattamento cinematografico del testo  A Time to Die di Robert Moore. La pellicola  è stata prodotta da Luc Besson.

La storia non è solo quella di una immane tragedia in fondo al mare ma ci sono gli echi dei contraccolpi di politica internazionale, dei tentativi di salvataggio, la cinica dinamica politica e la ragion di stato che di fatto condannarono a morte anche gli ultimi sopravvissuti. Tuttavia nell'economia del racconto cinematografico queste ombre  sono meno importanti della tragedia umana che investì tante famiglie di cui il Cremlino non si curò, intenzionato com'era a nascondere i segreti risvolti dell'incidente insieme all'enigma dei poderosi caccia bombardieri che in pochi minuti si levarono in volo dalla Russia con destinazione ignota e, nei mesi successivi, il sorprendente regalo da 10 miliardi di dollari che la Casa Bianca fece ai russi.

Chi navigava nell'agosto del 2000 sul mare di Barents

Nell'agosto del 2000 sul mare di Barents c'erano tutte le maggiori marine militari del mondo e a seguire passo passo le evoluzioni fatali del Kursk c'erano  due sottomarini statunitensi, lo USS Memphis e lo USS Toledo. Gli Stati Uniti negarono sempre una possibile collisione tra una loro unità e il Kursk, anche se proprio uno di questi due battelli sparì per un tempo molto lungo dalle cronache della stessa marina militare a stelle e strisce.

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