Nuove assunzioni in polizia, il sindacato frena gli entusiasmi

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Di Antonio Michele StortoLuca Colantoni
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Secondo il segretario generale Silp-Cgil i diecimila nuovi arrivi sarebbero a malapena sufficienti a coprire il mancato turnover degli ultimi anni

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Diecimila nuove assunzioni in arrivo nella polizia italiana. Per il vicepremier Matteo Salvini - che ha rivendicato la sua personale battaglia ("con le unghie e con i denti") in merito, durante il giuramento delle nuove reclute a Spoleto - si tratta di uno traguardi piû importanti della manovra di bilancio appena inviata a Bruxelles.

Le cose, però, potrebbero essere un po' più complesse: secondo Daniele Tissone, segretario generale del Silp - il sindacato dei lavoratori della polizia della Cgil - parlare di aumento di organico è in realtà un azzardo, dal momento che da trent'anni il numero di agenti resta fortemente in deficit rispetto ai numeri che all'epoca furono stimati necessari, e i nuovi ingressi sarebbero a malapena sufficienti a compensare il mancato turnover degli ultimi anni.  

"Procediamo con ordine partendo da un assunto chiarificator" dice Tissone. "Nel Novembre del 1989, un piano del Ministero dell'interno prevedeva un organico complessivo per la Polizia di Stato di ben 117.000 uomini, ipotesi per la verità mai raggiunta: basti pensare che nel 2018 gli organici toccarono un picco di sole 108.000 unità per poi discendere alle 97.000 unità attuali. Il personale si è così drasticamente ridotto per effetto della diminuzione del turn over nelle forze dell'ordine, sceso al 55% nel corso degli ultimi 10 o 15 anni grazie alle politiche dei tagli che ammontarono a ben 4 miliardi di euro. Situazione invertitasi solamente nel corso degli ultimi anni anche grazie ad una al malessere del personale di cui si è fatto carico il sindacato". 

"Parlare oggi di aumento di organico tra le forze dell'ordine è alquanto relativo - continua Tissone - perché se si confontano i dati del 1989 con le previsioni della Legge Madia che porta a 106.000 Gli organici della Polizia di Stato, le 97.000 donne e uomini in divisa attualmente in servizio corrispondono a 20.000 unità in meno rispetto al 1989 e comunque a 9.000 sotto tale soglia. Per cui stiamo parlando di una situazione totalmente deficitaria, che deve vedere una politica di reale investimento, altrimenti ci ritroveremo a breve con uffici fantasma senza personale e gli anni che verranno saranno anche peggiori rispetto alla situazione presente. La parola d'ordine oggi è una sola: investire. Ma basta anche con ad un serie di proclami non supportati dai fatti. Oggi più che mai ai cittadini occorrono fatti e non parole".

Risorse addizionali per questo articolo • Intervista di Luca Colantoni

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