Pussy Riot, Verzilov: i medici, "avvelenamento probabile"

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Di Jessica Stalz
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I medici dell'Ospedale Charité di Berlino rafforzano i sospetti delle Pussy Riot. Piotr Verzilov rimane in terapia intensiva, ma non è in pericolo di vita

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"Si tratta molto probabilmente di un caso di avvelenamento", lo afferma lo staff medico dell'ospedale Charité di Berlino, che ha preso in cura Piotr Verzilov, attivista anti-Putin legato alle Pussy Riot. Il trentenne è l'ex marito di Nadia Tolokonnikova, una delle cantanti che inscenarono nella principale cattedrale di Mosca la famosa preghiera contro il Cremlino che costò loro la detenzione in Siberia.

"Il paziente è ancora in terapia intensiva", hanno dichiarato i medici in conferenza stampa, "Ma la notizia positiva è che non è in pericolo di vita. Ci sono stati notevoli miglioramenti".

L'uomo si era sentito male l'11 settembre, al termine di una giornata in un tribunale a Mosca dove era detenuta la sua attuale compagna Veronika Nikoulchina, anche lei una Pussy Riot e con cui Verzilov quest'estate aveva invaso il campo di calcio della finale dei Mondiali in Russia.

Il ragazzo ha perso progressivamente l'uso della vista, delle gambe e della parola.

Verzilov ha cittadinanza russa e canadese. L'ambasciata del Canada sta seguendo la vicenda per dare una mano a far luce sul caso. E si pensa che stia pagando le cure a Berlino del paziente.

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