Nello stadio della città di Bulawayo, nello Zimbabwe, una bomba è esplosa mentre era in corso una manifestazione elettorale alla presenza del presidente Emmerson Mnangagwa, che guida dal novembre scorso il Paese dell'Africa australe dopo la deposizione di Robert Mugabe.
Mnangagwa è rimasto illeso e alcuni membri del suo staff, tra cui uno dei due vice presidenti, sono rimasti feriti. Il 30 luglio ci saranno in Zimbabwe le elezioni presidenziali, le prime senza Mugabe, che dal 1980 è stato ininterrottamente al potere con elezioni dal risultato sempre plebiscitario. Oggi sono arrivati nel Paese i primi osservatori dell'Unione europea in vista del voto.
Doppio attentato, e doppio fallimento, dunque in Etiopia e nello Zimbabwe: nel mirino, come abbiamo raccontato in un nostro articolo precedente:
ad Addis Abeba c'era il neo premier Abiy Ahmed. Entrambi i leader quindi anche il successore di Robert Mugabe, Emmerson Mnangagwa sono usciti illesi da attacchi che avrebbero potuto provocare una strage.
Per quanto riguarda l'attentato ad Addis Abeba, che non è stato rivendicato, la polizia ha aperto un'inchiesta. Due le piste che si starebbero seguendo: l'ipotesi che l'attacco potrebbe essere legato al tentativo di riconciliazione che il premier riformista sta portando avanti nei confronti dell'Eritrea (è di pochi giorni fa, infatti, l'annuncio di Ahmed di essere pronto a dare piena attuazione all'Accordo di Algeri del 12 dicembre 2000 che poneva formalmente fine alla guerra del 1998-2000 tra i due Paesi del Corno d'Africa. L'altra ipotesi è quella di una ritorsione interetnica. Il neo premier, in carica dal 2 aprile scorso, èdi etnia Oromo, che è maggioritaria ma anche marginalizzata. Una ritorsione arrivata quindi dopo anni di proteste di piazza contro il suo predecessore, Haile' Mariam Desalegn, della potente ma minoritaria etnia tigrina.
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