Confermate 62 vittime ma si cerca ancora sotto il materiale vulcanico. Lapilli come proiettili feriscono anche i soccorritori.
Uccisi dal vulcano che domenica ha iniziato a eruttare e ha continuato per 16 ore. Si aggrava il bilancio dell'eruzione del "Volcano de Fuego" in Guatemala", 40 chilometri a sud-ovest della capitale. La protezione civile conferma 62 vittime. Una cinquantina sarebbero i feriti investiti da cenere, lapilli, lava. Ancora non quantificati i dispersi ma in tutto 1,7 milioni di persone sono state coinvolte nel disastro naturale tra sfollati, evacuati, feriti, morti.
"Non tutti sono riusciti a fuggire - risponde una sopravvissuta alle domande degli operatori del Conred - credo che molti siano stati sepolti vivi. Abbiamo vista scorrere la lava sui campi di grano mentre noi fuggivamo verso la collina. Eravamo tanti" - dice una donna.
Uno strato di cenere ha ricoperto case, strade rese impercorribili e persone. Impossibile dire quante siano le vittime rimaste sotto al materiale vulcanico.
"Molti, dei corpi si aiuto delle squadre di soccorso, sono stati feriti dai lapilli eruttati dal vulcano e il sistema di comando delle operazioni ha stabilito di evacuare il vicino vulcano Alotenango per poi vedere se continuare con la ricerca - racconta un testimone oculare e soccorritore, Luis Altuve.
Dopo 24 ore di chiusura per la troppa cenere l'aeroporto internazionale de la Aurora, subito a sud della capitale, ha ripreso l'attività.
Tanta la solidarietà espressa da diversi Paesi dell'America centro-meridionale, e anche il segretario generale dell'Onu ha avviato la macchina degli aiuti.