Londra e Parigi concordi con gli Stati Uniti sulla necessità di una reazione. La Russia nega la presenza di prove evidenti di un attacco chimico
Sul presunto attacco con armi chimiche a Douma, in Siria, si costituisce il fronte comune di Regno Unito, Francia e Stati Uniti, i cui leader, che hanno avuto colloqui telefonici, concordano sulla necessità di una reazione da parte della comunità internazionale.
Soprattutto dopo che la Russia ha fatto capire al Consiglio di sicurezza dell'Onu, che probabilmente metterà il veto sulla proposta degli Stati Uniti di un nuovo meccanismo d'inchiesta indipendente sull'uso di armi chimiche in Siria.
Mosca infatti spinge per una missione a Douma di esperti dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPAC). Come ribadito dal ministro degli Esteri Sergei Lavrov, che ha affermato: "Non possiamo credere ciecamente a risultati di indagini a distanza".
Angela Merkel, che ha appoggiato la convocazione urgente della seduta del Consiglio di sicurezza dell’Onu per fare chiarezza sull'accaduto, ha espresso scetticismo sulla proposta russa. "Ci sono prove molto chiare che siano state usate armi chimiche", ha detto. "È scioccante vedere che si è continuato ad adoperare armi chimiche dopo così tante discussioni e condanne da parte della comunità internazionale".
Nell'attacco di sabato a Douma, allora ancora occupata dalle milizie ribelli, almeno 60 persone sono state uccise e più di 6000 ferite.