Oltre 150 i civili uccisi. Anche sette soldati di Ankara hanno perso la vita. Manifestazione di protesta a Parigi
Continuano, per il sedicesimo giorno consecutivo, i bombardamenti turchi sulla regione siriana di Afrin e aumentano le vittime. Ieri, oltre agli almeno 150 civili uccisi, sono morti anche sette soldati turchi per la risposta dei curdi dello Ypg.
E proprio le postazioni della guerriglia kurdo-siriana, decisiva per sconfiggere l'Isis ma che la Turchia considera fiancheggiatrice del Pkk, sono nel mirino di Ankara. Tuttavia, fonti locali accusano i turchi di compiere "bombardamenti sistematici sui civili", come conferma questo testimone:
"Ci sono stati pesanti bombardamenti in Siria. Le nostre case e le nostre automobili sono state distrutte. Abbiamo cercato riparo in Turchia, e ora ci colpiscono anche qui. Ma resteremo qua fino a quando non sarà possibile un ritorno in sicurezza".
Le associazioni curde parlano di "pulizia etnica", e attribuiscono alla Turchia l'intenzione di voler ripulire la zona dalla popolazione prima ancora che dai combattenti.
"Questa è la nostra terra e noi apparteniamo ad essa. Anche se dovessimo vivere per strada noi non ce ne andremo. È impossibile lasciare Afrin. Impossibile", afferma un uomo.
Una manifestazione di solidarietà con le popolazioni colpite si è tenuta a Parigi, dove centinaia di persone hanno marciato contro l'offensiva militare che, senza alcun imbarazzo, il governo turco ha battezzato "ramoscello d'ulivo".