L'olandese Jeroen Dijsselbloem, falco del rigore budgetario in Europa, è al centro di una polemica europea che allunga ombre scure sul club dei 27. L'eurodeputato Marco Valli ai microfoni di euronews
Faccia d'angelo dal rigore teutonico.
Non per niente Jeroen Dijsselbloem è diventato il delfino del ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Shaeuble, di cui ha interpretato in modo quasi viscerale il rigore finanziario dell'eurozona.
Con la benedizione tedesca ha ricoperto il ruolo di presidente dell'eurogruppo per due mandati. La crisi greca è stata il suo piatto forte ma non solo. Grande fautore dell'unione bancaria, le sue uscite sul debito degli stati europei del sud l'hanno reso inviso a molti.
Oggi la sua uscita di scena ingloriosa suona come una legge del contrapasso.
L'ormai ex ministro delle finanze olandese, si è visto prolungare fino al 13 gennaio 2018, il mandato come capo dell'eurogruppo che avrebbe dovuto lasciare già da ottobre perché non è più ministro. Ma non è tutto.
Il capo del Fondo salva stati, il tedesco Klaus Regling, lo ha assunto come consulente strategico, con una retribuzione di 14.500 euro al mese. Un conflitto d'interessi un po' troppo grande per passare inosservato, perché Dijsselbloem dovrebbe controllare il fondo da cui alal fine è stipendiato.
Ci troviamo di fronte a illeciti? O il tutto rientra in una logica del tipo così va il mondo? L'eurodeputato Marco Valli ai micorfoni di euronews. Clicca il video qui sopra.