I 30 giorni che hanno scosso la Catalogna, la Spagna e l'Europa intera

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Di Euronews
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Ottobre 2017 è stato il mese della rivendicazione indipendentista catalana. Gli effetti politici, economici e sociali del referendum del 1 ottobre sono ancora di difficile valutazione ma lasceranno il segno per molto tempo a venire

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I 30 giorni successivi al 1° ottobre 2017, giorno in cui si è tenuto il referendum indipendentista in Catalogna, sono stati certamente i più intensi della recente storia spagnola.

L’apertura dei seggi nonostante l’ostruzione del governo spagnolo; le violenze delle forze dell’ordine, testimoniate dalle tante telecamere per le strade di Barcellona e dintorni; le manifestazioni di piazza; giovani e anziani che nonostante tutto chiedono di poter esprimere la propria preferenza in maniera democratica; voti truccati e voti regolari; ma soprattutto, quei due milioni di catalani (secondo la versione ufficiale) che optano, con maggioranza bulgara, per l’indipendenza… tutto questo appartiene alla cronaca del primo di questi 30 giorni di incertezza e confusione politica.

Il rimpallo delle responsabilità tra la Moncloa e la Generalitat ha fatto da sfondo all’instabilità economica che è immediatamente seguita. Centinaia di imprese hanno fatto le valigie e hanno lasciato la regione autonoma. Tra esse, Banco Sabadell e Caixabank. In mezzo, duri discorsi e prese di posizione, inclusa quella del re Felipe VI.

Carles Puigdemont ha riconosciuto il diritto all’indipendenza del suo popolo lo scorso 10 ottobre salvo poi sospendere immediatamente la costituzione della Repubblica catalana sperando in un’impossibile dialogo con Madrid. Almeno in questi termini. Il governo centrale, per parte sua, ha sempre rifiutato ogni tavolo di trattativa al di fuori delle garanzie costituzionali (il referendum è di fatto illegale in quanto bocciato dalla Corte Suprema del paese) e il 21 ottobre è arrivato ad invocare quell’Articolo 155 della Costituzione che mai in Spagna era stato applicato. Di fatto, il commissariamento della Catalogna.

Appena sei giorni dopo è arrivato lo strappo definitivo, ovvero il voto del parlamento catalano che ha dichiarato la Repubblica Catalana Indipendente. Meno di un’ora più tardi e Madrid aveva già votato la dissoluzione dell’esecutivo locale, annunciato elezioni anticipate e messo in moto ufficialmente il tanto temuto articolo 155. Last but not least, come si dice ad altre latitudini, il viaggio di metà governo catalano a Bruxelles, Puigdemont incluso, da dove gli indipendentisti sperano di poter portare avanti la causa catalana con le dovute “garanzie politiche” e senza finire nella maglia della giustizia spagnola, ritenuta “non indipendente e autonoma” dal potere esecutivo.

Questo video riassume in breve i momenti chiavi di questo mese irripetibile per la storia della Catalogna, della Spagna e dell’intera Europa.

Stiamo ora a vedere come si evolveranno le vicende giudiziarie di Puigdemont e dei suoi sodali, che rischiano fino a 30 anni di carcere, e cosa succederà il giorno delle elezioni anticipate, convocate per il 21 dicembre prossimo. Considerate illegittime a Barcellona, vedranno ciononostante la partecipazione dei principali partiti indipendentisti, ERC e PDeCAT, e probabilmente della sinistra radicale della CUP. Rajoy accetterà un nuovo esecutivo ostile all’unità della Spagna?

Tutti gli articoli di questo mese sono disponibili nella nostra pagina speciale sulla Catalogna

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