Come tutelare l'arte e non tradire la storia? Giordano Bruno Guerri a euronews

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Di Cinzia Rizzi
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Il direttore del MuSa si è espresso su euronews, in merito all'atto di Cecchini e all'importanza di preservare opere e monumenti storici

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Dieci anni dopo la prima volta, Graziano Cecchini è tornato sulle prime pagine dei giornali, dopo aver nuovamente tinto di rosso l’acqua della Fontana di Trevi. Una forma d’arte per l’artista futurista, un atto vandalico per le forze dell’ordine. Un atto provocatorio per tutti.

Fontana di Trevi, fermato mentre tinge di rosso l’acqua#decorourbano: https://t.co/U2JNmQ3DOypic.twitter.com/l1Xlg4U8Ea

— PoliziaRomaCapitale (@PLRomaCapitale) 27 ottobre 2017

Abbiamo raggiunto telefonicamente Giordano Bruno Guerri, storico italiano e Direttore del ‘‘MuSa’‘ di Salò, per avere la sua opinione in merito. ‘‘Se la prima volta poteva essere un gesto appunto futurista, adesso è un gesto passatista’‘, spiega lo storico. ‘‘Doveva evitare di farlo, non ha nessun senso. Non ha nessun senso perché comunque l’opera non è stata danneggiata, né la prima né la seconda volta. Ma se è un gesto di exploit artistico, non lo si ripete. Era soprattutto l’azione di un signore dimenticato e che ha voluto farsi ricordare con l’unico atto che rimarrà di tutta la sua attività artistica. Deprecabile’‘.

Com‘è possibile che Cecchini sia riuscito nell’impresa? La polizia è intervenuta rapidamente, ma non abbastanza da impedirgli di versare la vernice nella fontana. ‘‘E’ estremamente difficile vigilare 24 ore su 24 tutto il nostro immenso patrimonio artistico’‘, risponde Bruno Guerri. ‘‘E’ sempre possibile che un pazzo o un esaltato danneggi qualche cosa. Per fortuna non accade. Alcuni luoghi sono particolarmente sensibili. Davanti alla fontana di Trevi passano milioni di persone all’anno e quella dev’essere certamente controllata perché non tutti sono Fellini, non tutti sono Anita Ekberg’‘.

Solo qualche settimana fa al ‘‘MuSa’‘ di Salò un uomo si è scagliato con un cacciavite contro un olio su tela di Adolf Hitler, dipinto dal dittatore tedesco da giovane. L’uomo è stato bloccato in tempo, prima che potesse danneggiare il quadro.

Salò, visitatore tenta di squarciare il quadro di Hitler esposto al MuSa https://t.co/YKTgkVSUXzpic.twitter.com/2Jc65XS4to

— Secolo Trentino (@secolotrentino) 4 ottobre 2017

‘‘Il quadro è di rara bruttezza, cioé è proprio una crosta’‘, sostiene il direttore del museo. ‘‘E’ esposto in una mostra che si chiama Museo della Follia non a caso, perché è di Hitler. Quindi come documento storico. I documenti storici non possono essere toccati, qualsiasi sia l’autore, il motivo. E quindi è stato un tentativo fanatico e criminale di distruggere non un’opera d’arte, ma un pezzo di storia. La storia va studiata, conosciuta, ricordata, per imparare a non commettere gli stessi errori’‘.

La scorsa estate negli Stati Uniti, dopo i fatti di Charlottesville, alcuni monumenti dedicati ai secessionisti sono stati rimossi. Un qualcosa già accaduto anche in Europa, con le statue dedicate ai dittatori, come ad esempio Franco.

Lexington begins moving 2 Confederate statues https://t.co/W2fuyluUSMpic.twitter.com/073NxXlnNG

— Louisville KY (@LouisvilleUSA) 18 ottobre 2017

‘‘Io sto dalla parte della storia. Capisco che abbia un senso distruggere i monumenti del nemico, o del dittatore soprattutto, quando è caduto, subito dopo la vittoria. Distruggerli dopo 50 anni, o dopo addirittura secoli, ha veramente un significato di annullamento, di rinnegamento della storia. Quei monumenti sono lì per ricordare un passato, non celebrarlo’‘, conclude Bruno Guerri.

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