Tracciabilità: se le uova sono deposte in loco... le galline da dove arrivano?

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Di Euronews
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Il caso di un un'azienda calabrese fa riflettere: serve una perfetta tracciabilità dei prodotti a monte, non solo quando il danno è fatto

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In Italia una nuova legge ha reintrodotto l’obbligo di indicare in etichetta lo stabilimento di produzione o, se diverso, di confezionamento dei prodotti preimballati. L’obbligo era previsto già dall’ordinamento nostrano, poi era stato abrogato in seguito al riordino della normativa europea, infine reintrodotto. Una delle caratteristiche della legge, ci dice il Codacons, è il rafforzamento e la semplificazione del sistema sanzionatorio. L’obbligo è una buona notizia, sottolinea Coldiretti che però chiede l’indicazione dell’origine delle materie.

Anche laddove la norma europea e nazionale è più stringente, e quindi il consumatore maggiormente tutelato, il rischio infatti continua a persistere.

Prendiamo l’esempio delle uova al Fipronil: il consumatore che ne abbia sentito parlare in televisione o che ne abbia letto sui giornali o sui siti d’informazione è giustamente convinto che il problema sia limitato alle uova prodotte in Olanda e Belgio, e da qui esportate.

Potete quindi immaginare la sorpresa dei consumatori calabresi, che avevano acquistato le uova di un’azienda locale, a Serrastretta, in provincia di Catanzaro. E che hanno poi saputo del sequestro ordinato dall’Asl locale.

Uova acquistate all’estero e solo confezionate in Calabria? O qualche forma di indicazione truffaldina? Abbiamo sentito al telefono il titolare dell’azienda coinvolta: disperato, ci ha confermato che le uova erano state deposte dalle sue galline a Serrastretta. Ma le galline, le aveva acquistate in Puglia. E chissà dove le aveva acquistate l’allevamento pugliese.

L’etichettatura, quindi, garantiva il consumatore sull’effettivo luogo di produzione delle uova. Ma per il resto serve una perfetta tracciabilità: che c‘è, ma che serve solo a posteriori. Quando il danno è fatto, si può ripercorrere tutta la filiera a ritroso. Ma prevenirlo è estremamente difficile, in presenza di un mercato agroalimentare aperto e fatto da un’infinità di passaggi.

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