Elezioni Germania: rifugiati sempre ben accetti?

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Di Hans von der Brelie
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Immigrati: tra integrazione e inserimento nel mondo del lavoro Siamo nel sud della Germania, in Baviera.

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Immigrati: tra integrazione e inserimento nel mondo del lavoro

Siamo nel sud della Germania, in Baviera. Qui il clima della campagna elettorale si sta surriscaldando anche nelle piccole città e nei villaggi rurali.

Una delle questioni più calde riguarda l’integrazione dei migranti. E il loro inserimento nel mercato del lavoro tedesco. Ci si chiede chi è autorizzato a rimanere e chi deve essere rimandato a casa. In un cantiere incontriamo Thiare, arriva dal Senegal, un paese dove non ci sono guerre e violenze. Le autorità tedesche normalmente non concedono facilmente l’asilo politico ai migranti provenienti da paesi sicuri.

“Quando hai mamma e papà entrambi da mantenere, dovrebbe essere giusto migrare in Europa in modo da poter aiutare i genitori in difficoltà. Il Senegal al momento non ha problemi, non ci sono guerra in corso, ma quando ti svegli la mattina e non hai niente da mangiare, anche questo diventa una specie di guerra quotidiana”, ci racconta Thiare Ousseynou.

Mentre i Conservatori e i Social-Democratici chiedono accordi efficaci con i paesi africani sui rimpatri, i Verdi e al sinistra si oppongono e dicono Il capo di Thiare ha un’alta opinione sul suo apprendista e vorrebbe tenerlo. “Lui parla bene del tedesco, il problema è lo scritto. Comunica bene con i colleghi in cantiere, ma se non passa il test scritto non otterrà il certificato di carpentiere, e sarà forse costretto ad andarsene. Perché una persona così deve lasciare la Germania? Al paese di origine non dovrebbe importare, l’industria e l’artigianato tedeschi hanno bisogno di persone qualificate”, ci spiega Adolf Kugelmann della ABS Kugelmann GmbH.

Merkel's giving no ground on refugees in German election debate with Schulz https://t.co/wOflpkWAH0#TVDuellpic.twitter.com/KWfXL96nTA

— Bloomberg (@business) September 3, 2017

Pfenningbach: la storia di 100 rifugiati

Ci spostiamo a Pfenningbach, un villaggio al confine con l’Austria, di 300 abitanti. Due anni fa, migliaia di rifugiati hanno attraversato il confine. Ci sono progetti per aiutare 102 richiedenti asilo. Gli abitanti potrebbero accettare di accogliere alcune famiglie di rifugiati, ma non un gruppo di oltre cento persone.

Alcuni residenti ci raccontano che il consiglio comunale ha votato all’unanimità contro questa decisione, ma questo voto locale è stato ignorato dal consiglio della contea. “Non funzionerà, non puoi mettere 102 persone in un luogo così piccolo. Quelle persone sono uomini e donne che provengono da diversi paesi d’origine. Inevitabilmente questo creerà conflitti”, ci fa notare un signore. “Non importa se ci saranno 102 siriani, 102 afghani o 102 bavaresi; quando le persone vivono così ammassate possono nascere anche violenze, prima all’interno del gruppo, poi all’esterno….”

Sorridere e imparare il tedesco: questa è la raccomandazione data a Rias Khan per integrarsi nel mercato del lavoro e nella società. Siamo a Parsdorf, vicino a Monaco. Rias arriva dal Pakistan. Il direttore del giardino botanico ha ottenuto un premio dal governo federale tedesco per il lavoro svolto con gli immigrati. Tuttavia, le autorità locali si rifiutano di dare a Rias un permesso di soggiorno permanente. Il giovane ha un’ottima formazione professionale, i colleghi e il capo sono solidali con lui.

“Ci dovrebbe essere una protezione contro l’espulsione durante i tre anni di formazione professionale e anche dopo. Ma questa protezione dipende dal paese d’origine. Se il paese è considerato sicuro, i tirocinanti hanno un problema con le autorità pubbliche e hanno bisogno di un’approvazione speciale”, dice Sonja Ziegltrum-Teubner della Bayerische Blumen Zentrale GmbH

German minister: Refugees who rely on smugglers have no future in Europe https://t.co/xO5eZJilYl

— Voice of Europe (@V_of_Europe) September 7, 2017

Meno burocrazia e leggi più specifiche

A Monaco ci fermiamo presso la Camera di Commercio. Nel 2016, circa un terzo dei rifugiati ha frequentato dei corsi di formazione per il lavoro, come ci fa sapere anche l’Amministratore Delegato Peter Driessen. Ma per una completa integrazione nel mercato del lavoro tedesco ci vogliono almeno sette anni. I maggiori ostacoli sono sono conoscenza della lingua, alloggio e burocrazia. Cosa dovrebbe fare il prossimo governo tedesco? “Si dovrebbe introdurre una data di scadenza: tutti i rifugiati che sono arrivati ​​prima della primavera del 2016 dovrebbero ottenere una procedura agevolata, e si dovrebbero snellire le pratiche burocratiche”, fa notare l’AD Peter Driessen.

Mentre la maggior parte dei partiti politici, e una fetta enorme di elettori, sono favorevoli a proteggere coloro che sono perseguitati, c‘è anche un numero crescente di tedeschi che non vuole accogliere i migranti per motivi economici. Insomma Angela Merkel sarà punita dagli elettori per le sue politiche sull’immigrazione o no?” Lo sapremo tra poco. Il giorno delle elezioni e le verdetto si avvicina.”

Germany: are refugees still welcome?

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