Il governo cubano denuncia "metodi aggressivi che appartengono al passato". In piazza a Miami anche gli esuli contrari alla marcia indietro del presidente USA
Non un migliore accordo per Cuba e per gli Stati Uniti, ma un passo indietro nelle relazioni fra i due paesi. Bollando l’annuncio di Trump come il frutto di “cattivi consigli”, la Havana critica la parziale marcia indietro del presidente Usa sull’embargo all’isola caraibica stralciato da Obama parlando di “retorica ostile e metodi coercitivi che appartengono al passato”. “Il governo cubano denuncia le nuove misure che prolungano il blocco e che sono destinate a fallire – recita il comunicato, diffuso dalla tv di stato -. Non riusciranno né a fiaccale la rivoluzione, né a piegare il popolo cubano”.
In piazza a Miami anche gli “anti-Trump”: “C‘è da chiedersi chi ci guadagna…”
Nella stessa Miami, che poche ore prima aveva accolto festante la promessa di Trump di denunciare ormai “i crimini del regime di Castro” è intanto sceso in piazza anche il dissenso.“Quanto ora accadrà sarà l’esatto contrario di quanto professato da Trump – dice un manifestante -. A pagare il prezzo di queste misure saranno cittadini e imprese qualunque. C‘è quindi da chiedersi chi ne trarrà davvero vantaggio”.
The #POTUSTrump#rally/ #Protest in Little Havana today #littlehavana#DonaldTrump#BeTheChangehttps://t.co/CYqCRA7UV8pic.twitter.com/oXHUvob1HX
— Jade Wheeler (@ActorJade216) June 16, 2017
Uno dei tanti Tweet rimbalzati dalle proteste inscenate a Miami dai contestatori della marcia indietro nei rapporti con Cuba
“Trump, Trump, Trump!”. Nel feudo degli esuli che inneggiano al presidente per questo “primo passo”
Soverchiato da cori che inneggiano a Trump, nel quartiere-feudo dell’emigrazione cubana di Miami, Little Havana, il dissenso lascia invece spazio agli apprezzamenti: “Applicherà un embargo che finora non è mai davvero entrato in vigore – dice una manifestante -. Si tratta quindi almeno di un primo passo”.
Nel mirino dell’iniziativa del presidente statunitense soprattutto l’industria turistica, il più florido dei numerosi settori dell’economia cubana, di cui il governo ha di fatto demandato la gestione all’esercito.