Nel 2003, all’alba della guerra in Iraq, George Bush l’aveva solo testata.
Nel 2003, all’alba della guerra in Iraq, George Bush l’aveva solo testata. Ora Donald Trump l’ha sganciata davvero in Afghanistan. Nome in codice GBU-43, è il più potente ordigno non nucleare mai impiegato dagli Stati Uniti in un teatro di guerra: quasi dieci tonnellate di esplosivo, teleguidate da un GPS, che le sono valse il soprannome di “madre di tutte le bombe”.
“La GBU-43 è un un ordigno di grandi dimensioni, potenza e precisione – ha detto il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer -. La abbiamo sganciata su un sistema di tunnel e di grotte che i combattenti dell’ISIL utilizzavano per spostarsi e colpire con facilità i consiglieri statunitensi e le forze regolari afghane operanti in quell’area”.
Qui l’intervento integrale di Sean Spicer nella sua conferenza stampa quotidiana
Plauso, ovviamente, dal presidente Trump, che ha colto l’occasione per salutare il cambio di passo rispetto all’era di Obama. “Disponiamo delle forze armate più efficaci al mondo e come al solito hanno fatto il proprio lavoro. Abbiamo dato loro carta bianca e così hanno agito. Di recente stanno mettendo a segno successi straordinari”.
Il Pentagono ha situato nella provincia di Nengarhar, al confine con il Pakistan, la regione su cui l’MC-130 dell’aviazione statunitense avrebbe sganciato la bomba. A suggerirne l’impiego, il fatto che per la sua potenza sia stata considerata la più adatta a distruggere i tunnel a cui mirava l’attacco.
U.S. developed GBU-43 bomb in 2003 with goal of putting pressure on Saddam Hussein to cease and desist UN violations https://t.co/WEvOWXv0kGpic.twitter.com/Y9Bwo9vHwn
— ABC News (@ABC) 13 aprile 2017
La GBU-43 era stata concepita come arma deterrente all’alba della guerra in Iraq. Intenzione era all’epoca di mettere sotto pressione Saddam Hussein