Siria: dopo i razzi sparati da Trump contro le installazioni militari di Assad, la popolazione spaccata fra sostenitori e oppositori del presidente
Sono tantissimi i rifugiati che durante gli anni sono passati dal campo di Al Noor, nei pressi della frontiera turca. Quasi tutti sognano di una Siria libera dal tallone di Bashar al Assad.
“Sono felice di queste operazioni”, dice un uomo, “vogliamo che bombardino Bashar al-Assad. Aspettiamo quesi bombardamenti da tempo. Ha usato armi chimiche contro di noi. Ha bombardato donne e bambini, Finalmente hanno deciso di colpirlo. Devono cacciarlo definitivamente”.
Un altro aggiunge: “Siamo rifugiati da 4 o 5 anni e viviamo come cani. Vogliamo che lo bombardino. Che ce ne liberino e che la gente possa tornare a casa, ritrovare la propria famiglia e la propria terra. È positivo. Se Dio vuole continueranno a bombardarlo”.
A Damasco, le reazioni sono diverse. Molti abitanti denunciano un’aggressione degli Stati Uniti: “L’attacco americano contro una base militare non è giustificato e le accuse secondo cui dietro l’attacco chimico c‘è il governo siriano non sono state provate. Nessuna commissione d’nchiesta l’ha provato e quella base era fondamentale nelle operazioni contro Daesh”.
Per molti degli abitanti della capitale questi attacchi statunitensi non faranno che rafforzare lo Stato Islamico. E le ritengono contrarie al diritto internazionale.