Trent'anni di Erasmus; a Roma gli Stati generali del programma di scambio universitario

Il programma Erasmus spegne trenta candeline e chi, da studente universitario non ha mai sognato di parteciparvi, batta un colpo. Dopo tre decadi dal debutto del progetto europeo di scambio e a un mese dai 60 anni dell’anniversario dei trattati di Roma, si tengono, nella capitale d’Italia, gli Stati generali dell’Erasmus; continueranno online nelle prossime settimane e al termine della consultazione verrà redatto un documento rivolto alle istituzioni italiane ed europee che sarà consegnato durante una delle cerimonie di celebrazione dei 60 anni dei Trattati di Roma.
L’evento è una specie di tagliando del programma europeo che, a quanto pare, gode di buona salute a dispetto di tanti sentimenti antieuropeisti. Gli stati generali sono stati promossi, tra gli altri, dal ministero della pubblica istruzione e dal sottosegretario agli affari europei del governo italiano che chiede di decuplicare i fondi per l’Erasmus.
Sottosegretario affari europei, Sandro Gozi: “L’Europa deve assolutamente uscire dallo status quo, se l’Europa non esce dallo status quo non ci sarà Europa tra 30 anni. Continuerà la disintegrazione europea che è già cominciata. Se l’Europa fa la scelta politica di uscire dallo status quo allora immagino un’Europa dello sviluppo sostenibile, federale, protagonista sulla scena internazionale”.
Ed ecco come la pensa uno studente Erasmus: “Per me l’Europa è qualcosa che si fa ogni giorno, non è qualcosa di fisso, è qualcosa che cambia, per me è unità nella diversità”.
Il programma non solo aiuta chi vi aderisce a trovare lavoro ma sostiene anche la natalità, secondo uno studio di un osservatorio europeo sarebbero già un milione i bimbi nati da coppie formatesi durante l’erasmus.