Il Pubblico ministero norvegese spiega perché l neonazista autore della strage di Utøya non deve cambiare condizioni di detenzione
L’attentatore di Utøya, il neonazista norvegese Anders Behring Breivik , non è affatto pentito del suo gesto e anzi è ancora più estremista di prima e ciò giustifica la sua detenzione in isolamento. Lo dice il pubblico ministero Fredrik Sejersted , alla seconda udienza del processo d’appello.
L’imputato ha presentato ricorso contro le proprie condizioni di detenzione, che la difesa definisce disumane e umilianti . Per provare che Breivik non sente rimorso, il rappresentante della pubblica accusa Fredrik Sejersted legge uno stralcio di una lettera dell’imputato:
Ho scelto di usare i vostri cari come mezzo per raggiungere uno scopo. Ho scelto di usare me stesso per lo stesso fine. Poi – agginge Sejersted, Breivik continua cercando di spiegare perché quello che ha fatto sia un gesto altruistico.
Breivik cerca proseliti
Il 22 luglio del 2011, l’oggi trentasettenne militante di estrema destra massacrò 69 giovani laburisti riuniti per un campo estivo sull’isola di Utøya . Poche ore prima aveva piazzato una bomba a Oslo, uccidendo 8 passanti.
È stato condannato a 21 anni, la pena massima prevista in Norvegia. Ed è in isolamento, ma, a parte questo, usufruisce di condizioni migliori rispetto alla media dei detenuti norvegesi. L’ isolamento, secondo l’accusa, sono giustificate dalla pericolosità del detenuto e dal fatto che continui a cercare di fare proselitismo per le sua ideologia anti-immigrazione e basata sul suprematismo bianco.
- Bonjour monsieur Breivik, pouvez-vous nous montrer jusqu'où vous êtes d'extrême droite ?
- À peu près jusque là.
- Ah ouais quand même. pic.twitter.com/P8hSmHs2Yx— Nain Portekoi (@Nain_Portekoi) 10 janvier 2017