In Venezuela il braccio di ferro tra Parlamento e presidente va avanti dall’inizio dell’anno, da quando l’opposizione ha conquistato la maggioranza.
In Venezuela il braccio di ferro tra Parlamento e presidente va avanti dall’inizio dell’anno, da quando l’opposizione ha conquistato la maggioranza.
È la prima volta in 16 anni e la minoranza ha intravisto l’occasione per liberarsi del chavista Nicolas Maduro.
Come ha confermato a inizio mandato il presidente del parlamento:
Ottenuto il nullaosta della commissione elettorale, l’opposizione ha lanciato la procedura che dovrebbe portare a un referendum su Maduro dall’esito più che scontato.
Il Paese infatti, complice il prezzo del petrolio in caduta libera, tre anni di recessione e un’inflazione a tre cifre, ne chiede a alta voce le dimissioni.
Le misure economiche e sociali prese da Nicolas Maduro invece di calmare gli animi li hanno ulteriormente esacerbati.
Nel Paese non solo mancano i beni di prima necessità ma sono violate sistematicamente le libertà civili, stando alla denuncia di missioni cattoliche.
Il processo per convocare un referendum sul presidente è lungo e complesso.
Il primo passo prevede la raccolta di 195 mila firme, pari all’1% degli aventi diritto di voto. Nel giugno scorso la Commissione elettorale nazionale convalidava oltre 1 milione di voti.
Di fronte allo scenario implacabile di un Paese in ginocchio e letteralmente alla fame, il presidente si è fatto scudo accusando forze interne e esterne al paese e sequestrando le fabbriche.
L’ opposizione non si è lasciata intimorire.
Il primo agosto la commissione elettorale ha convalidato oltre 300 mila firme, più di quelle necessarie per passare alla terza e ultima fase.
Che, come annunciato recentemente dalla commissione stessa, avrà luogo solo alla fine di ottobre.
L’ultimo step del processo prevede la raccolta di 4 milioni di voti, pari al 20% degli aventi diritto al voto in 4 giorni.
Per l’opposizione, è cruciale che la convalida della Commissione elettorale arrivi quanto prima in modo che il referendum si tenga entro il 10 gennaio del 2017 – data anniversario dell’inizio del mandato di Maduro – solo in questo modo una vittoria del ‘sì porterebbe alla rimozione dell’intero governo e a elezioni nazionali.
Se il referendum si terrà dopo il 10 gennaio, anche in caso di vittoria del sì, Maduro sarà sostituito dal suo vice, come previsto dalla Costituzione.