Colombia: un accordo storico

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In Colombia si torna a sperare anche se in molti tengono le dita incrociate.

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In Colombia si torna a sperare anche se in molti tengono le dita incrociate. Per scaramazia. Perché da queste parti, basta un niente per trasformare in carta straccia un accordo.

https://www.google.fr/maps/place/Colombie/@4.1037519,-77.4274567,6z/data=!3m1!4b1!4m5!3m4!1s0×8e15a43aae1594a3:0×9a0d9a04eff2a340!8m2!3d4.570868!4d-74.297333

Anche quello storico siglato mercoledì tra il governo colombiano e le Farc, che mette fine a oltre 50 anni di guerra civile.

Il presidente colombiano, Juan Manuel Santos, che con la pace si è giocato la carriera, ha dichiarato:

“Il definitivo cessate il fuoco entrerà in vigore il 29 agosto a mezzanotte. Finirà così il conflitto armato con le Farc.

https://twitter.com/JuanManSantos/status/768890995572432896

Dopo 4 anni di trattative, iniziate a L’Avana esattamente 4 anni fa, il processo di pace ha subito un’accelerazione lo scorso giugno. Superate le difficoltà che ostacolavano l’intesa, le parti si sono accordate sul disarmo della guerriglia, su processi e amnestie e sulla ridistribuzione delle terre.

Nelle intenzioni dei firmatari dell’accordo, infatti, si vuole dare il via a una trasformazione radicale della realtà rurale, che faciliti l’accesso e il ritorno alla terra di coloro che furono espropriati, così come la formazione della proprietà privata.

Perché il disarmo della guerriglia venga portato a termine nei tempi concordati, ovverosia sei mesi, è stata istituita una commissione cui partecipano anche rappresentanti delle Nazioni Unite.

Sarà attivato un meccanismo per indennizzare le vittime del conflitto. Se il rapimento di Ingrid Bentancourt, la franco-colombiana candidata alle presidenziali del Paese nel 2002, sequestrata quell’anno e rimasta ostaggio delle Farc per 6 anni, ha fatto il giro del mondo; sono migliaia le vittime senza nome della guerra civile.
Oltre 220 mila morti, 45 mila sparizioni e quasi 7 milioni di profughi.

-Siamo collegati con Bogotà dove troviamo per noi Adriana Benjumea, direttrice di “Humanas“http://www.humanas.cl/, organizzazione per i diritti umani e le pari opportunità.
Il presidente Juan Manuel Santos ha dichiarato finita la guerra con le Farc, il conflitto più longevo del continente Sudamericano. Lei è d’accordo con questa affermazione?

Adriana Benjumea, direttrice di Humanas:

“Certo, si tratta di un’affermazione giusta, in Colombia la guerra è finita; possiamo dire che la Colombia si dirige verso la pace e noi cittadini abbiamo finalmente la possibilità di vivere in pace.
Per cui confermo quanto ha detto il presidente Juan Manuel Santos: la guerra in Colombia è finita”.

-L’accordo prevede sei punti, che saranno sottoposti a referendum il prossimo 2 ottobre. Vincerà il sì?

“È molto importante che si voti sì.
Tutti noi che difendiamo i diritti dell’uomo, siamo convinti che diremo sì alla pace. Non lasceremo cadere nel vuoto questa opportunità, che viene da un momento storico dall’accordo siglato tra il governo e la guerriglia.

-Fino a che punto l’ex presidente Uribe, contrario all’accordo, può ostacolarlo?

“La guerra conviene a una minoranza, senza dubbio alla destra; ma siamo convinti che la linea seguita dall’ex presidente Uribe non abbia posto in un paese che sogna di svegliarsi in una democrazia e senza più il rumore delle armi”.

euronews:
-La guerriglia dovrebbe disarmarsi nel giro di sei mesi. Che garanzie ci sono che questo avvenga in modo corretto?

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“Abbiamo garanzie: una commissione apposita di verifica è stata creata, a questa partecipano il governo colombiano, alcuni stati latino americani, le Farc e i rappresentanti delle stesse Nazioni Unite.
Inoltre, sono state previste condizioni di sicurezza per il disarmo e in modo particolare per chi si disarma, perché non dovranno correre alcun rischio; anche la società civile è chiamata a sorvegliare sulla buona tenuta dell’accordo, in modo che venga rispettato”.

-Sono previste tutta una serie di misure per reintegrare i guerriglieri. Sono realizzabili?

“Dobbiamo prevedere la partecipazione dei guerriglieri alla vita politica; il dibattito politico e sociale dovrà includerli così che si arrivi alle riforme sociali e politiche per vivere in un Paese migliore”.

-Resta l’Esercito di liberazione nazionale, cosa si sta facendo per arrivare a un’intesa con questo gruppo?

“In questo momento molti gruppi chiedono l’inizio dei negoziati
con l’Esercito di liberazione nazionale.
E ci sono tutte le condizioni perché questo avvenga; bisogna sedersi a un tavolo per non perdere quest’occasione e approfittare di questo momento.

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Solo quando un’intesa sarà raggiunta con tutti i gruppi potremo parlare di pace in Colombia”.

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