Isole contese da Cina e Filippine, la disputa sulle Spratly rischia di allargarsi

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Di Euronews
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Sono chiamate isole Spratly.

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Sono chiamate isole Spratly. Sono atolli e scogli compresi nella cosiddetta “nine-dash line” formulata da Chiang Kai Shek nel 1947 e fatta propria nel 1949 dalla Cina di Mao.
Superficialmente, è questo l’oggetto del contendere. Ma si guarda più in profondità, la questione cambia.
La Cina e le Filippine hanno un lungo contenzioso. Pechino ha aumentato l’azione militare e questo ha sollevato i timori del suo piccolo vicino. Ma anche gli Stati Uniti conducono regolarmente test militari in questa area.
La sentenza rischia di far crescere ulteriormente la tensione.

La questione riguarda anche altri quattro Paesi (Vietnam, Malesia, Taiwan e Brunei) che avanzano richieste su un’area che ha riserve di petrolio e di gas, oltre a essere un bacino di pesca. In più, è anche un passaggio strategico per il commercio mondiale.

La Cina sta allungando la mano. Ha costruito isole artificiali. Inoltre, invia navi pattuglia che tengono lontano i pescherecci filippini.
Pechino pretende di avere la sovranità su oltre l’80% del territorio compreso nel Mar Cinese Meridionale.

Ma – riserve naturali a parte – la Cina cerca anche di sorvegliare più efficacemente l’arcipelago.
Oltre alla presenza di navi americane, Pechina sa che le isole sono prese di mira da Paesi quasi tutti alleati di Washington.

In un editoriale pubblicato in prima pagina il giorno prima dell’arbitrato dell’Aia, Il quotidiano Communist People’s dice che si tratta di un complotto ordito da Stati Uniti e Filippine contro la Cina.

Viste le reazioni negative del governo cinese, ci sono poche speranze che il verdetto della Corte permanente di arbitrato aiuti a risolvere la disputa.
Ma potrebbe fare da monito per Pechino. E’ quello che pensa Jonhatan London, professore all’Università di Leida.

“La decisione aumenta la pressione su Pechino e fa da sponda a quanti nella comunità internazionale vogliono che le questioni marittime siano regolate sulla base di norme internazionali. La decisione sostiene gli sforzi di chi chiede a Pechino di agire sulla base di norme condivise”.

Anche se la decisione della Corte non è vincolante, la vittoria delle Filippine potrebbe spingere Vietnam, Malesia e Brunei a fare lo stesso.

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