L'appoggio di Obama a Hillary: "nessuno più adatto di lei alla Casa Bianca"

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Di Alfredo Ranavolo
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Il segretario di Stato "libero" dal macigno dell'indagine sulle mail. L'Fbi afferma che non c'è reato.

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Otto anni fa, di questi tempi, erano ancora avversari, talvolta acerrimi, nelle primarie che aprirono la strada a Barack Obama verso la Casa Bianca.

Proprio rispolverando quell’esperienza, il presidente uscente ha esaltato le doti della prossima candidata democratica a succedergli. L’ha paragonata a Ginger Rogers (per via del vecchio adagio per il quale “doveva fare tutto ciò che faceva Fred Astaire, ma sui tacchi”).

Parlando dal palco a un happening a Charlotte, in North Carolina, Obama ha detto “non c‘è mai stato nessuno, uomo o donna, più qualificato per questo ruolo di Hillary Clinton. Sono qui oggi perché credo in Hillary Clinton e voglio aiutarvi a far sì che sia eletta prossimo presidente degli Stati Uniti d’America”.

Non è ancora ufficialmente la sua sfidante, la convention democratica per l’investitura si terrà a fine mese (25-28 luglio), ma Hillary si proietta già a novembre, parlando dell’avversario Donald Trump: “potete immaginarlo seduto nella Stanza ovale la prossima volta che l’America affronterà una crisi? Il mondo si aggrappa a ogni parola che il nostro presidente dice e Donald Trump è semplicemente non qualificato e caratterialmente inadatto a essere il nostro presidente e comandante in capo”.

Clinton si ritrova “alleggerita” dal macigno delle indagini dell’Fbi sull’uso della mail personale per le questioni di lavoro nei suoi quattro anni da segretario di Stato. Il direttore del Federal bureau of investigation, James Comey, ha infatti affermato che l’inchiesta è conclusa: “leggerezza, ma non ci sono reati”. Anche se l’ultima parola spetterà al dipartimento di Giustizia, Comey ha affermato “nessun procuratore ragionevole troverebbe motivo per
incriminarla”.

Il direttore dell’Fbi ha rimarcato che l’assoluta indipendenza con cui l’iter dell’inchiesta è stato portato a termine e le conclusioni sono state elaborate. Ne dubitano, però, in casa repubblicana, dove Trump ha parlato di “sistema corrotto”.

Anche il più moderato speaker della Camera Paul Ryan, che chiede ulteriori spiegazioni: “nessuno dovrebbe essere sopra la legge”, ha affermato. Qualcuno ha storto il naso anche in ambito democratico.

Dopo l’interrogatorio di tre ore e mezzo della settimana scorsa, al quale Hillary si è volontariamente sottoposta, aveva fatto pensare a un imminente annuncio sulla questione, che comunque anticipasse la convention democratica.

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