Usa: emailgate, FBI esclude azione penale contro Hillary Clinton

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La prima volta di Barack Obama al fianco di Hillary Clinton in campagna elettorale per la Casa Bianca coincide con la conclusione dell’inchiesta sull’ex segretaria di Stato statunitense, coinvolta nel

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La prima volta di Barack Obama al fianco di Hillary Clinton in campagna elettorale per la Casa Bianca coincide con la conclusione dell’inchiesta sull’ex segretaria di Stato statunitense, coinvolta nel cosiddetto “emailgate”.

Martedì, poche ore prima del comizio di Clinton in North Carolina, il direttore dell’FBI James Comey ha escluso procedimenti giudiziari nei confronti della candidata democratica, ascoltata sabato scorso dalla polizia federale degli Stati Uniti.

“Ci sono prove di una profonda negligenza nella gestione di informazioni molto sensibili, altamente riservate”, ha sottolineato Comey. “In base alle nostre indagini sulla cattiva gestione o rimozione di informazioni classificate, non ci sono motivi che giustifichino l’avvio dell’azione penale in questo caso”.

Su 30.000 mail esaminate, 110 che facevano parte di 52 scambi contenevano informazioni classificate all’epoca dei fatti, 8 scambi racchiudevano informazioni top secret, altri 36 informazioni segrete, infine otto riguardavano informazioni riservate, il livello più basso nella scala di importanza di dati accessibili a un gruppo ristretto di persone.

Se Hillary Clinton non aveva intenzione di violare la legge secondo l’FBI, questo non ha impedito al repubblicano Donald Trump di attaccare di nuovo l’avversaria su questa vicenda. Trump ha immediatamente puntato il dito contro un “sistema corrotto”.

“Ha inviato una quantità enorme di informazioni classificate, fra cui informazioni top secret”, ha affermato Trump. “Loro dicono che è stata molto negligente, io aggiungo esageratamente incompetente. Sarà una presidente scadente, gente”.

L’inchiesta, cominciata circa un anno fa, ha esaminato le mail inviate da Clinton da un indirizzo privato, quando ricopriva il ruolo di segretaria di Stato, fra il 2009 e il 2013. Anche scambi relativi all’attentato terroristico del 2012 contro il consolato statunitense a Bengasi, in Libia, nel quale rimase ucciso l’ambasciatore Chris Stevens.

Clinton ha ammesso di aver sbagliato e dovrà rassicurare ulteriormente gli statunitensi: un sondaggio Reuters/Ipsos a maggio rivelava che il 63% degli intervistati non la considerava “onesta e fidata”.

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