Tsakalotos: 'Per la Grecia il peggio è ormai alle spalle'

Tsakalotos: 'Per la Grecia il peggio è ormai alle spalle'
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Efi Koutsokosta, euronews: Nonostante la Grecia sia ben lontana dall’essere fuori dalla crisi, ministri e funzionari dell’Unione europea ne riconoscono gli sforzi, come l’aver adottato riforme doloro

Efi Koutsokosta, euronews:

Nonostante la Grecia sia ben lontana dall’essere fuori dalla crisi, ministri e funzionari dell’Unione europea ne riconoscono gli sforzi, come l’aver adottato riforme dolorose e impopolari in cambio di denaro per il salvataggio. Ma questi nuovi sacrifici e un nuovo prestito potranno davvero far ripartire la debole economia greca? Per discutere di questo, ma anche delle grandi sfide che attendono l’Europa, ho con me il ministro delle finanze greco Euclide Tsakalotos, presente a Bruxelles per il Forum economico.

LA RIPRESA

euronews:

È passato un anno da quando il governo greco e lei personalmente, come ministro delle Finanze, avete firmato l’accordo di salvataggio per scongiurare una Grexit. Un anno dopo, lei è ancora sicuro che questo programma per la Grecia funzioni?

Euclid Tsakalotos, ministro delle Finanze greco:

Credo sia stato un anno molto difficile. Avevamo una roadmap da seguire per uscire dalla crisi che includeva la fine della ricapitalizzazione delle banche per dar loro una base più solida. Includeva anche una prima revisione, e una ristrutturazione del debito. Penso che lo scorso 24 maggio sia stata presa una decisione che sta portando alla conclusione della prima revisione e del pagamento ma anche a un buon accordo sul debito.

euronews:

Lei ha parlato di riduzione del debito, una decisione molto recente. Ne è soddisfatto? Perché la Grecia ha votato leggi e riforme molto dolorose e, naturalmente, si aspettava qualcosa in cambio. Ma alla fine questo qualcosa non è stato niente di speciale.

Euclid Tsakalotos:

Credo che sia un accordo importante in questo senso: per la prima volta viene definita la clausola del ‘se necessario’. Finora nelle decisioni si diceva che l’Eurogruppo era pronto a intervenire in caso di necessità. Adesso il concetto di ‘necessità’ è definito. Si stabilisce che dopo il 2018 i bisogni finanziari lordi della Grecia rimarranno per molti anni al di sotto del 15% del PIL. Verranno dunque prese tutte le misure necessarie per garantire questa condizione oggettiva. Per cui il ministro delle Finanze tedesco, spagnolo, francese o greco non potranno più svegliarsi una mattina e dire ‘occorre fare qualcosa?’. Quello che deve essere fatto è stato stabilito in modo obiettivo. E credo che questo sia un enorme passo avanti.

euronews:

Da un’indagine realizzata dalla Camera di Commercio e dell’Industria di Atene traspare che quest’anno il 69% dei greci non sarà in grado di pagare le tasse e che l’89% crede che le recenti misure volte ad aumentare le imposte porteranno solo a una recessione più profonda. Perché dunque avete fatto scelte simili?

Euclid Tsakalotos:

I greci devono dirsi che, dato che il programma prevede che tutti i costi siano immediati, le misure fiscali ora sono concluse. Adesso dunque daremo più spazio a un’agenda dedicata allo sviluppo, favorita dall’ingresso nel quantitative easing della BCE, e favorita dal ritorno degli investitori. Occorrono molti sforzi. Non è ancora finita ma penso che, nonostante il pessimismo che traspare dai sondaggi, siamo al punto più basso. Se a settembre mi avesse chiesto quale sarebbe stato il momento più difficile per l’attuale governo, le avrei risposto la chiusura della prima revisione. Perché è un programma inizialmente molto duro. Per cui non sorprende che le persone siano tanto deluse. In un certo senso hanno ragione ad esserlo, voglio dire…questa crisi va avanti da 5,6,7 anni.

euronews:

Sì, e lei ha promesso molte cose. Lei pensa che le persone le credano ancora? Credono ancora a quello che lei dice?

Euclid Tsakalotos:

Abbiamo promesso molto, siamo giunti a compromessi, ma abbiamo anche portato questi accordi alle urne. Alle elezioni di settembre, per la prima volta, i greci sapevano per cosa stavano votando. Non abbiamo promesso di interrompere gli accordi e poi abbiamo cambiato idea. Gli accordi, con i loro lati positivi e negativi, hanno fatto parte della campagna elettorale e su questo abbiamo vinto le elezioni.

euronews:

Ma, come politico di sinistra, come si sente a sostenere e di fatto implementare questo tipo di politiche che includono anche la privatizzazione di beni pubblici?

Euclid Tsakalotos:

Come ministro di sinistra occorre affrontare certe questioni. La scorsa estate mi sono ritrovato con persone che mi dicevano: ‘non abbiamo davvero bisogno della sinistra quando la crescita e la disoccupazione sono al 5%’. Ma se non siamo utili quando la disoccupazione è al 25% e non c‘è crescita, allora non voteranno per noi dopo la ripresa. La gente ha votato per noi perché sapeva che avremmo applicato questo programma con la massima sensibilità sociale possibile. E lo abbiamo dimostrato con il modo in cui abbiamo riformato le pensioni e il sistema di imposta sul reddito.

LA RIFORMA DEL MERCATO DEL LAVORO

euronews:

In Francia il governo sta cercando di far approvare un’impopolare riforma del lavoro. Le persone manifestano per le strade. Lei si schiera con i manifestanti o con il governo francese che di recente sembra essere diventato suo grande amico?

Euclid Tsakalotos:

La riforma del mercato del lavoro è un tema che tutti i Paesi dovranno affrontare. Non sono convinto che l’Europa non stia facendo bene a causa dell’inflessibilità del mercato del lavoro. Per decenni abbiamo sentito simili teorie. Sono stati fatti tanti passi per implementare maggiore flessibilità nel mercato del lavoro. Ma l’impatto sulla disoccupazione è stato minimo. Per esempio, in Grecia i creditori ci chiederanno di rendere i licenziamenti più semplici. Ma sappiamo (e lei sa che io sono un docente di economia) che la chiave non è quella. Se i licenziamenti diventano più facili, la disoccupazione non scende. Quindi ci sarà la stessa disoccupazione e in più una maggiore insicurezza per i lavoratori.

BREXIT

euronews

Sul tavolo, al momento c‘è una possibile Brexit. Nel Regno Unito il referendum chiederà ai cittadini quel che non è mai stato chiesto ai greci. Dentro o fuori dall’Unione europea? Cosa ne pensate? Cosa sarebbe meglio per il Regno Unito, per l’Unione europea e per la Grecia?

Euclid Tsakalotos:

Io sono certo che per Regno Unito e Grecia, restare in Europa sarebbe meglio. Non ho dubbi. Se ci sarà una Brexit, ci saranno altre forze centrifughe simili a quelli che ci furono negli anni Trenta con svalutazioni concorrenziali e nazionalismi che ebbero una fine disgustosa come ben sappiamo. Tutto questo mi preoccupa molto. Ma qualunque sia il risultato è importante che gli europei imparino la lezione. Immaginiamo che i pro-europei vincano con il 2 o 3 per cento di margine. Sarebbe comunque un segnale molto allarmante. Se l’Europa non reagisce e non assicura alla gente che esiste un’agenda sui salari, sulle pensioni e sullo Stato sociale, allora in futuro ci saranno altri episodi simili alla Brexit.

DEMOCRAZIA E UNIONE EUROPEA

euronews:

Il suo predecessore Yanis Varoufakis ha continuato a ripetere che l’Unione europea e le sue istituzioni non agiscono in modo democratico. Lei è d’accordo? Cosa le fa dire la sua esperienza?

Euclid Tsakalotos:

“Un eventuale problema di democrazia in Europa non è in discussione. Voglio dire…non credo che negli ultimi dieci anni i politologi abbiamo discusso di questo. Però è assolutamente fondamentale che le persone che vogliono avere voce in capitolo nelle questioni che riguardano la loro vita non vengano etichettate come populiste. Definirle così è un modo di spingerle verso la Le Pen, verso coloro che sostengono la Brexit, verso l’estrema destra. Occorre ascoltare le persone che dicono ‘voglio avere voce in capitolo nelle questioni che mi riguardano. E se l’Europa non mi garantisce, diventerò anti-europeo’.

euronews:

Quando pensa che la Grecia cambierà, in modo tale che le persone realizzino un tale cambiamento non solo dai dati dell’economia ma anche nella vita reale?

Euclid Tsakalotos:

Credo che si potrà parlare di fallimento se Lei mi inviterà di nuovo tra un anno e non ci sarà alcun segno di ripresa. Quindi tra un anno mi può invitare quando vuole e rifarmi la stessa domanda. Spero che tra un anno le persone possano toccare con mano gli aspetti del nostro programma che riguardano lo sviluppo, che la crescita riprenda e che faremo parte del quantitative easing. Tutto allora sarà molto diverso.

Euclid Tsakalotos

- Euclid Tsakalotos è un economista di sinistra e attualmente ministro delle Finanze in Grecia

- Nato a Rotterdam nel 1960, ha studiato a Oxford dove è stato premiato con un dottorato in Economia

- Professore all’Università di Atene dal 2010, è autore di sei libri e ha scritto diversi articoli di quotidiani, settimanali e mensili

- È stato descritto con un ‘Europeista rivoluzionario’ perché sostenitore dell’integrazione europea ma non attraverso principi capitalisti

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