Il bilancio degli attentati a Damasco e Homs, rivendicati dal gruppo Stato Islamico, sarebbe di almeno 180 morti e più di 200 feriti secondo
Il bilancio degli attentati a Damasco e Homs, rivendicati dal gruppo Stato Islamico, sarebbe di almeno 180 morti e più di 200 feriti secondo l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani.
La serie di deflagrazioni che ieri hanno colpito la capitale Damasco e la città di Homs rappresenta uno dei più gravi attentati dall’inizio del conflitto in Siria.
“Ero in casa che dormivo quando ho sentito la prima esplosione” racconta un testimone. “Cinque minuti dopo, mentre chiamavo l’ambulanza, c‘è stata una seconda bomba. È stato un kamikaze. E ancora 5/7 minuti dopo un secondo kamikaze si è fatto saltare in aria. L’ho visto esplodere” dice.
Almeno 60 le vittime nella capitale. Bersaglio dei terroristi è stato il quartiere Sud Sayeda Zeinab dove si trova un importante santuario sciita già oggetto di numerosi attacchi. Ma il maggior numero di morti si è registrato ad Homs, la terza città del Paese.
Mentre in Siria si continua a morire, la diplomazia sfodera le proprie armi per sospendere i combattimenti. Ad Amman in Giordania il Segretario di Stato Americano John Kerry ha incontrato il ministro degli Esteri giordano Nasser Judeh e ha detto di aver parlato con il collega russo Sergei Lavrov.
“Un cessate il fuoco, una tregua” ha detto Kerry impiegando il termine arabo hudna “sarà possibile già dalle prossime ore”.
Un cessate il fuoco sul quale ha già messo le mani avanti il Presidente siriano Bashar Al-Assad, la cui preoccupazione è che i gruppi ribelli possano consolidare le proprie posizioni sfruttando la tregua umanitaria.